Mandibules
Mandibules
2020
NOW
Paese
Francia
Generi
Grottesco, Commedia
Durata
77 min.
Formato
Colore
Regista
Quentin Dupieux
Attori
Adèle Exarchopoulos
Dave Chapman
Grégoire Ludig
Bruno Lochet
Quando Jean-Gab (Gregoire Ludig) e Manu (David Marsais), due amici un po’ sempliciotti, trovano una mosca gigantesca intrappolata nel bagagliaio di un’auto hanno un’idea: addestrarla per farci un sacco di soldi.
Quentin Dupieux, regista francese anche noto con lo pseudonimo di Mr. Oizo, continua a portare avanti la sua peculiare idea di nonsense in una commedia demenziale brevilinea e fulminante, che prende le mosse da due personaggi che più scemi non si può per mettere in moto una concatenazione quasi sempre esilarante di situazioni al limite del paradosso, della follia, dell’idiozia più totale. Rispetto al tono consueto dei suoi film, Dupieux in quest’occasione sembra lavorare sul surrealismo in maniera meno angosciata e mortifera, lasciando che la riflessione in filigrana sulla morte propria di tutto il suo cinema sconfini in una leggerezza non meno sconcertante ma segnata comunque da una maggiore fruibilità, per tempi e toni, presso un pubblico leggermente più vasto. In virtù di ciò, anche i confini commerciali di Mandibules (“mandibole”, quelle dell’incredibile e mostruosa mosca, placida e inquietante, ritrovata nel bagagliaio dai due protagonisti) paiono più larghi dei consueti standard del regista di Doppia pelle e il film, pur con qualche sketch non sempre centrato e tanto compiacimento sulfureo a briglia sciolta, è a tutti gli effetti una commedia sull’eterna “imbecillità” virile di quei legami di lunga data che finiscono per contare più di qualsivoglia vincolo di sangue e spiraglio di apertura al mondo, al sesso femminile, al lavoro, al guadagno, all’affrancamento dalla propria ottusità fallica (non a caso il gesto d’intesa con la mano che i due protagonisti reiterano per tutto il film allude, anche se loro non sanno dire perché, al toro, icona di possenza maschia qui gettata in burletta). Piccola parte, sopra le righe, specie sul fronte delle corde vocali, per Adele Exarchopoulos. Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020.
Quentin Dupieux, regista francese anche noto con lo pseudonimo di Mr. Oizo, continua a portare avanti la sua peculiare idea di nonsense in una commedia demenziale brevilinea e fulminante, che prende le mosse da due personaggi che più scemi non si può per mettere in moto una concatenazione quasi sempre esilarante di situazioni al limite del paradosso, della follia, dell’idiozia più totale. Rispetto al tono consueto dei suoi film, Dupieux in quest’occasione sembra lavorare sul surrealismo in maniera meno angosciata e mortifera, lasciando che la riflessione in filigrana sulla morte propria di tutto il suo cinema sconfini in una leggerezza non meno sconcertante ma segnata comunque da una maggiore fruibilità, per tempi e toni, presso un pubblico leggermente più vasto. In virtù di ciò, anche i confini commerciali di Mandibules (“mandibole”, quelle dell’incredibile e mostruosa mosca, placida e inquietante, ritrovata nel bagagliaio dai due protagonisti) paiono più larghi dei consueti standard del regista di Doppia pelle e il film, pur con qualche sketch non sempre centrato e tanto compiacimento sulfureo a briglia sciolta, è a tutti gli effetti una commedia sull’eterna “imbecillità” virile di quei legami di lunga data che finiscono per contare più di qualsivoglia vincolo di sangue e spiraglio di apertura al mondo, al sesso femminile, al lavoro, al guadagno, all’affrancamento dalla propria ottusità fallica (non a caso il gesto d’intesa con la mano che i due protagonisti reiterano per tutto il film allude, anche se loro non sanno dire perché, al toro, icona di possenza maschia qui gettata in burletta). Piccola parte, sopra le righe, specie sul fronte delle corde vocali, per Adele Exarchopoulos. Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020.
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