La maschera del demonio
1960
Paese
Italia
Genere
Horror
Durata
87 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Mario Bava
Attori
Barbara Steele
John Richardson
Andrea Checchi
Ivo Garrani
Arturo Dominici
Enrico Olivieri
Antonio Pierfederici
Moldavia, XIX° secolo. Una goccia di sangue, involontariamente versata, riporta in vita la principessa Asa (Barbara Steele), giustiziata due secoli prima per stregoneria. La donna tenterà di perseguire la propria vendetta resuscitando l'amante, il principe Vajda (Enrico Olivieri), e assoggettando corpi e menti dei vivi.

L'esordio registico di Mario Bava si insinua in profondità negli occhi e nella mente dello spettatore, con la stessa forza con cui i chiodi della maschera, marchio di maledizione utilizzato per uccidere la strega Asa, si conficcano nel volto della malcapitata, deturpandolo. Il suggestivo e tenebroso incipit rappresenta una dichiarazione d'intenti meta-cinematografica: Bava si affaccia al mondo del cinema con una potenza visiva destabilizzante e con una strabiliante ripresa in soggettiva ribalta la prospettiva tra pubblico e personaggio, rendendoci partecipi di un martirio insostenibile. Liberamente e lontanamente ispirato a Il Vij novella gotica della scrittore russo ottocentesco Nikolaj Vasil'evič Gogol', La maschera del demonio, a dispetto di una struttura narrativa semplice e lineare, affascina e avvolge nelle tenebre di un bianco e nero opprimente e coinvolge con una claustrofobica rappresentazione di interni macabri e glaciali. La protagonista Barbara Steele, nel doppio ruolo della malvagia Asa e della pronipote Katia, dà vita a un'ambigua personificazione del Bene e del Male (confusa tra morte e seduzione, vitalità e disfacimento corporeo, sospesa tra realtà e irreale e avvolta nelle tenebre), nonché a una raffigurazione originale dell'archetipo vampiresco. Un horror d'autore che, a dispetto del peso degli anni trascorsi, rimane fonte d'ispirazione per il genere cinematografico di riferimento. Distribuito per il mercato internazionale come Black Sunday, fu oggetto di un discutibile e omonimo remake nel 1989 a opera di Lamberto Bava, figlio di Mario.
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