Dopo che la madre (Anki Liden) viene colpita da una malattia terminale, il piccolo Ingmar (Anton Glanzelius) è costretto ad andare a vivere lontano, in caso dello Zio Gunnar (Tomas von Bromssen). Farà nuove amicizie, tra cui quella di Saga (Melinda Kinnaman), una ragazzina del posto. Tra nuove esperienze ed eventi fuori dall'ordinario, Ingmar incomincia il lungo cammino che lo porterà alla crescita personale. Primo vero film internazionale di Lasse Hallström, sia per l'ampia diffusione sul mercato estero che per la confezione. Attraverso una regia non sempre sufficiente ma vigile e una colonna sonora molto invadente, Hallström realizza un'opera piuttosto banale in termini di messa a fuoco emotiva e psicologica ma volenterosamente votata all'introspezione, che vorrebbe indurre a una riflessione lucida e in gran parte onesta e limpida su come i bambini vedano quelle stesse cose che vedono anche gli adulti, ma da una prospettiva diversa e, molto spesso, migliore. Le sofferenze e le delusioni che i giovani protagonisti sono chiamati a sopportare emergono a tratti in modo impetuoso ed efficace e in contrapposizione all'ipocrisia adulta, ma il tracciato moraleggiante dell'opera è troppo ingombrante e semplicistico per convincere delle platee legittimamente più esigenti.