Millennium Mambo
Qian xi man po
2001
Paese
Taiwan
Genere
Drammatico
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Hou Hsiao-hsien
Attori
Shu Qi
Jack Kao
Tuan Chung-Hao
Taipei, all'alba del 2000: mentre il nuovo millennio sta per nascere, Vicky (Shu Qi), una giovane ragazza di Taiwan che lavora in uno strip-club, racconta la propria vita sentimentale, fatta di continue liti col fidanzato Hao-Hao (Tuan Chung-Hao) e di comportamenti trasgressivi a vario titolo.
Hou Hsiao-hsien (Città dolente, del 1989), approdando negli anni zero, non poteva che approcciarsi alla modernità lavorando sulla superficie, sulle ripetizioni, sui non detti di un cinema tutto sensoriale, esasperando il minimalismo tipico del suo cinema per dare vita a un loop audiovisivo di grandissimo fascino. Se c'è infatti una cosa che l'arte contemporanea ci ha insegnato, e Hou Hsiao-hsien lo sa benissimo, è proprio che la profondità non alberga in luoghi segreti, ma è invece lì, imprigionata nell'apparenza delle cose, ma non per questo più semplice da cogliere e interpretare. Il mistero dell'esistenza umana, del dolore e della solitudine è inseguito e tallonato dal regista attraverso ralenti malinconici e espressivi, piani-sequenza di sopraffina e catatonica intensità, e un utilizzo altrettanto struggente di una colonna sonora colma di musica techno. Anche la narrazione del film ricorre a un impasto di ricordi e reminiscenze del tutto particolare, tornando spesso indietro, come a voler mostrare le pieghe di un passato in cui risiedono i malesseri del presente. E il finale, col villaggio dalle strade decorate da locandine cinematografiche, è tutt'altro che un vezzo cinefilo dell'autore, in quanto si configura come il canto del cigno di un mondo analogico che, ben presto, con l'avvento del digitale, ridurrà l'amore per la fisicità del cinema e della pellicola un vezzo per archeologi fuori tempo massimo. Una consapevolezza che Hou Hsiao-hsien ha ormai radicata dentro di sé, e che ci restituisce in tutta la sua estetizzante disperazione, quella di un autore attaccato alla forma artistica come unica ossessione da coltivare in un mondo ormai allo sbando.
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