La vita del burattinaio Tien-Lu (Lim Giong), nel periodo della dominazione giapponese a Taiwan. Uno dei migliori artisti del paese nel suo campo, che deve far fronte a una situazione familiare non idilliaca e all'utilizzo distorto della sua attività professionale, piegata a finalità politiche durante la Seconda guerra mondiale. Hou Hsiao-hsien accoglie all'interno del suo film gli echi lontani, ma non per questo meno influenti, della storia del Novecento: una narrazione che trasforma gli intervalli e le stasi in frammenti poetici e profondi, dando la sensazione di assistere a un grande, scorrevole e fluido romanzo filmato. In tale incedere è la voce narrante del protagonisto a prendere per mano lo spettatore e a guidarlo attraverso un percorso accidentato, dove il regista ne valorizza il dolore e le ferite con tutto il consueto bagaglio espressivo a sua disposizione. Capitolo centrale della trilogia storica di Hou Hsiao-hsien, composta da Città dolente (1989) e Good men, good women (1995): di questo trittico Il maestro burattinaio è il film in cui la storia dei personaggi dialoga con la Storia ufficiale nel modo più evidente e compiuto, e tale dimensione di raccoglimento e ripiegamento privato è congeniale al regista taiwanese e alle naturali inclinazioni del suo cinema. Il risultato, ovviamente, ne risente in positivo, pur non trattandosi di un capolavoro. Premio della giuria a Cannes.