A Taipei, la morte di una madre fa precipitare la situazione della famiglia, i cui equilibri vengono letteralmente spazzati via dalla tragedia: intorno a Xiao-yang (Yang Lin), nessuno sembra infatti disposto al sacrificio, e si limita a perseverare nei suoi errori, cercando anche percorsi di vita piuttosto spiacevoli. Hou Hsiao-hsien si cala nel postmodernismo della realtà taiwanese, facendo emergere a chiare lettere i contrassegni di metropoli livide, nelle quali i riferimenti culturali del mondo occidentale sono ricollocati dentro un universo temporale e umano talmente distante da non avere nemmeno i modelli base per decodificarli a dovere. L'ellissi, figura retorica ed espressiva propria della poetica del cineasta, non trova però in questo caso la migliore delle sue applicazioni, andando incontro a una serie di mancanze che si limitano a essere vuoti da riempire attraverso l'attenzione partecipe dello spettatore. Ecco perché nel cinema di Hou Hsiao-hsien, Daughter of the Nile (titolo di un manga presente nel film e letto dalla protagonista), è solo un pallido preludio della poetica che verrà.