Tommaso (Riccardo Scamarcio) vive a Roma, segue l'ambizione di diventare scrittore ed è deciso a rivelare alla sua famiglia la propria omosessualità in occasione del ritorno al paese natale, in provincia di Lecce, ma è anticipato dal fratello Antonio (Alessandro Preziosi) che, a sua volta, confessa di essere gay. Spiazzato da questa rivelazione, e per non pregiudicare la salute del padre omofobo (Ennio Fantastichini), Tommaso è costretto a zittirsi e a prendere le redini della società di famiglia, coadiuvato dalla bella Alba (Nicole Grimaudo), sua vecchia amica d'infanzia.
Dopo l'incursione nel thriller con Un giorno perfetto (2008), Özpetek torna ai temi e alle tonalità da commedia corale a lui care. Il doppio coming out è rivendicazione di un'identità sessuale ma, al contempo, è la spia rivelatrice di un disagio che accomuna tutti i protagonisti, ognuno dei quali si nasconde dietro a una maschera, e ha alle spalle un carico di delusioni e speranze infrante. Un'opera personale e sentita che ha tutto per funzionare e in cui, invece, non funziona quasi nulla. Perché Özpetek, come suo solito, esaspera i toni, esagera con le inutili sottolineature (si veda il personaggio della nonna da giovane interpretato da Carolina Crescentini) e si diverte a caricare eccessivamente figure che risultano fastidiosamente sopra le righe, senza mai diventare personaggi a tutto tondo. Il cineasta italo-turco, quindi, pecca ancora una volta sia di coraggio che di scarsa coerenza: accetta di mettersi a nudo ma non troppo; cerca la riflessione seria e l'affresco socio-culturale senza convinzione e incisività; sente l'esigenza di stemperare il tutto con tocchi comici spesso fuori luogo e con l'improprio abuso dei peggiori e più logori stereotipi sull'omosessualità e sul conservatorismo di stampo meridionale. Discreto successo internazionale anche grazie al Premio Speciale della Giuria conquistato al Tribeca Film Festival diretto da Robert De Niro.