Mixed By Erry
2023
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Sydney Sibilia
Attori
Luigi D'Oriano
Giuseppe Arena
Emanuele Palumbo
Fabrizio Gifuni
Francesco Di Leva
Greta Esposito
Nella Napoli magica degli anni ’80, dove Maradona è una divinità, Enrico (Luigi D’Oriano) sogna di fare il deejay. I mixtape amatoriali che realizza per i suoi amici sono richiestissimi,ma non è facile per un ragazzo che viene dai bassi far conoscere le proprie capacità. Con l’aiuto dei fratelli, Peppe (Giuseppe Arena) e Angelo (Emanuele Palumbo), riesce a mettere in piedi un piccolo negozio di musica in cui vendere le sue compilation col marchio “Mixed by Erry”.
Dopo L’incredibile storia dell’isola delle rose (2020), Sidney Sibilia racconta nuovamente un fatto realmente accaduto: nata come un gioco nei vicoli di Forcella, zona del centro storico di Napoli, e tramutasi in un clamoroso prototipo tutto italiano, dato che diede addirittura vita, sulla stampa italiana, alla nozione di “pirateria” musicale. “Mixed by Erry”, benché emblema del falso, divenne infatti la prima “etichetta” in Italia, con una produzione che travalicava i confini nazionali, con un fortissimo radicamento nel meridione, e fu in grado di trasformare una piccola impresa locale in un impero criminale, con tutte le conseguenze anche giudiziarie che ne seguirono. Si tratta di un racconto dai contorni evidentemente familiari, alla luce del legame fortissimo tra i fratelli che con ruoli diversi contribuirono alla riuscita del caso “Mixed by Erry”, ed è incrocio tra sogno americano rivisitato in chiave nostrana, racconto adolescenziale di formazione, a cavallo tra i generi proprio come le musicassette di Erry (new romantic e new wave, per esempio), e incidentalmente anche crime story. La passione del racconto e della sceneggiatura è evidente, così come lo sono il romanticismo e l’ironia con cui viene tratteggiata la Napoli dell’epoca, perno di un vero e proprio “crimine artistico” in cui l’idea di produrre qualcosa di artigianalmente inedito e avanti rispetto al mercato (le compilation di Sanremo arrivavano sulla bancarelle mentre il Festival era ancora in corso) costituisce il principale motore narrativo e motivo di eccitazione e interesse dello storytelling. Rispetto ai modelli nordamericani di riferimento il risultato è, come spesso accade, un bel po' derivativo, ma al contempo la sincerità dell’operazione è evidente, tanto nello sposare la causa di nerd diventati outsider di successo quanto nel mostrare le ricadute paradossali, censurabili e criminali del loro operato, ovviamente mai apertamente stigmatizzate fino ai titoli di coda per sposare, in chiave cinematografica, lo spirito imprenditoriale e pionieristico di figure totalmente aliene all’establishment discografico. Sintomatico è anche come le cassette mirate Mixed By Erry abbiano dato vita a delle copie contraffatte delle “originali”, in una vertigine all’insegna del “falso del falso” che è anche il massimo elemento di interesse della storia. Uno slancio cinematografico in più non avrebbe sicuramente guastato e delle sequenze e dei momenti di scrittura più ambiziosi avrebbero certamente illuminato l’operazione di maggior spessore e maturità, anche se una certa vena imberbe per certi versi ben si raccorda alla parabola di tre ragazzi alle prese con qualcosa di più grande di loro. Nel cast anche Fabrizio Gifuni, in una piccola ma significativa parte, a rappresentare la Milano da bere con passo e ironia dolciastra, dal sapore evidentemente proto-berlusconiano.
Dopo L’incredibile storia dell’isola delle rose (2020), Sidney Sibilia racconta nuovamente un fatto realmente accaduto: nata come un gioco nei vicoli di Forcella, zona del centro storico di Napoli, e tramutasi in un clamoroso prototipo tutto italiano, dato che diede addirittura vita, sulla stampa italiana, alla nozione di “pirateria” musicale. “Mixed by Erry”, benché emblema del falso, divenne infatti la prima “etichetta” in Italia, con una produzione che travalicava i confini nazionali, con un fortissimo radicamento nel meridione, e fu in grado di trasformare una piccola impresa locale in un impero criminale, con tutte le conseguenze anche giudiziarie che ne seguirono. Si tratta di un racconto dai contorni evidentemente familiari, alla luce del legame fortissimo tra i fratelli che con ruoli diversi contribuirono alla riuscita del caso “Mixed by Erry”, ed è incrocio tra sogno americano rivisitato in chiave nostrana, racconto adolescenziale di formazione, a cavallo tra i generi proprio come le musicassette di Erry (new romantic e new wave, per esempio), e incidentalmente anche crime story. La passione del racconto e della sceneggiatura è evidente, così come lo sono il romanticismo e l’ironia con cui viene tratteggiata la Napoli dell’epoca, perno di un vero e proprio “crimine artistico” in cui l’idea di produrre qualcosa di artigianalmente inedito e avanti rispetto al mercato (le compilation di Sanremo arrivavano sulla bancarelle mentre il Festival era ancora in corso) costituisce il principale motore narrativo e motivo di eccitazione e interesse dello storytelling. Rispetto ai modelli nordamericani di riferimento il risultato è, come spesso accade, un bel po' derivativo, ma al contempo la sincerità dell’operazione è evidente, tanto nello sposare la causa di nerd diventati outsider di successo quanto nel mostrare le ricadute paradossali, censurabili e criminali del loro operato, ovviamente mai apertamente stigmatizzate fino ai titoli di coda per sposare, in chiave cinematografica, lo spirito imprenditoriale e pionieristico di figure totalmente aliene all’establishment discografico. Sintomatico è anche come le cassette mirate Mixed By Erry abbiano dato vita a delle copie contraffatte delle “originali”, in una vertigine all’insegna del “falso del falso” che è anche il massimo elemento di interesse della storia. Uno slancio cinematografico in più non avrebbe sicuramente guastato e delle sequenze e dei momenti di scrittura più ambiziosi avrebbero certamente illuminato l’operazione di maggior spessore e maturità, anche se una certa vena imberbe per certi versi ben si raccorda alla parabola di tre ragazzi alle prese con qualcosa di più grande di loro. Nel cast anche Fabrizio Gifuni, in una piccola ma significativa parte, a rappresentare la Milano da bere con passo e ironia dolciastra, dal sapore evidentemente proto-berlusconiano.
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