Dopo l'uccisione di undici atleti israeliani durante le olimpiadi di Monaco del 1972, i servizi segreti del Mossad, su autorizzazione del primo ministro Golda Meir, incaricano l'agente in incognito Avner (Eric Bana) di eliminare i terroristi islamici ritenuti responsabili del massacro.
Da americano profondamente legato alle sue radici ebraiche, Steven Spielberg riesce ancora una volta nell'impresa di coniugare alto valore spettacolare e importanti riflessioni storico-politiche su uno dei momenti più controversi della storia israeliana. Ispirato ai fatti storici del '72 e al libro Vengeance di George Jonas, il cineasta di Cincinnati sa parlare con acume, pur non riuscendo sempre a tenere a freno gli eccesso retorici, di una pagina ancora sanguinante del passato per rappresentare gli interrogativi profondi dell'America del dopo 11 settembre e la spirale di violenza che ogni guerra, anche quella al terrorismo, inevitabilmente produce. La sceneggiatura del premio Pulitzer Tony Kushner e del premio Oscar Eric Roth è un equilibrato ritratto di un'umanità dilaniata da conflitti apparentemente insanabili, gravata da un egoismo di fondo e da una sete di giustizia che sembrano prescindere dal raziocinio: al sangue si risponde con il sangue in un gioco perverso che sembra destinato a non avere mai fine. Non particolarmente azzeccato il cast, funzionale la partitura di John Williams ed efficace la costruzione della tensione narrativa, nonostante qualche prolissità. Cinque nomination all'Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura non originale, montaggio, colonna sonora), ma nessuna statuetta conquistata.