Dopo aver ritrovato una donna bianca (Eva Marie Saint) e il figlioletto (Noland Clay) in un accampamento indiano, Sam Varner (Gregory Peck) si offre di scortarli in città, ma il guerriero Salvaje (Nathaniel Narcisco) è sulle loro tracce, deciso a riprendersi il bambino.

Tratto dall'omonimo romanzo di T.V. Olsen, La notte dell'agguato è un western riletto da Robert Mulligan, che ha tra i protagonisti, come spesso accade nei suoi film, un bambino in cerca di risposte. Il piccolo, benché non si esprima quasi mai, è al centro della narrazione, visibilmente combattuto sul da farsi, conteso tra la madre che auspica un ritorno alla civiltà, e un padre sanguinario guerriero, ma pur sempre attaccato al figlio. Dialoghi ridotti all'osso e paesaggi desolati sono gli ingredienti di una pellicola che non si limita a raccontare l'eterna lotta tra cowboy e indiani, ma lancia spunti per riflessioni più profonde sugli sbagli e le leggerezze della storia americana. Peccato solo che Mulligan non spinga il discorso su un piano più politico, limitandosi a raccontare la vicenda piacevolmente venata di thriller e quasi orrorifica quando il letale Salvaje, invisibile e inudibile, striscia nella notte pronto a uccidere chiunque intralci il suo cammino. Una prova, comunque, interessante che dimostra come il talento del regista sia stato spesso sottovalutato al di fuori del successo de Il buio oltre la siepe (1962).