Stati Uniti, 1841. Il marinaio Ismaele (Richard Basehart) si imbarca sulla baleniera Pequod. Al comando della nave c'è il sinistro e imperscrutabile capitano Achab (Gregory Peck), ossessionato dal desiderio di vendetta contro una spaventosa balena bianca di nome Moby Dick, che lo mutilò tempo prima. Achab, guidato da una furia sovrumana, trascina l'equipaggio in una caccia fatale. Portare sullo schermo il celeberrimo romanzo di Herman Melville, uno dei capisaldi della letteratura americana, non era certo compito facile. John Huston riesce nell'impresa adattando il testo tramite una sceneggiatura scritta insieme a Ray Bradbury, che espunge le numerose sezioni enciclopediche e si prende alcune libertà rispetto all'originale (basti pensare all'eliminazione, peraltro discutibile, del personaggio di Fedallah). La pellicola restituisce in modo impeccabile lo spirito avventuroso melvilliano e il suo forte simbolismo filosofico-religioso, mostrando un'indubbia potenza visiva, grazie anche alla vivida fotografia di Oswald Morris. Le sequenze della caccia sono suggestive, ma il vero fulcro è l'ossessione blasfema e ancestrale di Achab (un Gregory Peck forse non perfetto ma efficace), emblema della lotta tra umano e divino. Musiche di Philip Sainton. In precedenza, dal capolavoro letterario erano stati tratti tre film: Il mostro del mare (Millard Webb, 1926), Moby Dick il mostro bianco (Lloyd Bacon, 1930) e Moby Dick, il mostro del mare (Michael Curtiz e William Dieterle, 1931). Tra le numerose versioni successive, ricordiamo almeno la miniserie Moby Dick (2011) di Mike Barker, con William Hurt nel ruolo di Achab.