Il giornalista André Mercier, noto come Albin Mercier (Jacques Charrier), è uno scrittore inviato in Germania per un reportage, dove è ospite del celebre collega Andreas Hartman (Walther Reyer) e di sua moglie (Stéphane Audran); quest'ultima attira però le mire erotiche di André, mandando in frantumi l'equilibrio del soggiorno. Un Claude Chabrol ancor giovane, che firma un film ancorato ai meccanismi dello sguardo, della suspense, del poliziesco e del desiderio e pronto a trarre linfa vitale da tutti questi elementi. Rispetto agli standard autoriali, L'œil du malin è un'opera più prigioniera del dovuto di un'impronta meramente di genere e dei propri pruriti che, se da un lato donano un fascino più ruvido ed erotico, dall'altro privano la mano di Chabrol di quella peculiare, affascinante, ammaliante forma di astrazione che egli è solito applicare ai propri intrecci, trasformando in teoremi di tensione non indifferente sogni, bisogni e ossessioni della piccola e media borghesia. Qui è tutto più concreto e ancorato alla dimensione di un gioco sadomasochistico a carte scoperte, da godere in buona misura sul piano delle implicazioni psicologiche e del coinvolgimento sensoriale ma, in definitiva, anche più povero di spunti e più alimentare che in altre occasioni.