Una comunità piccola e conservatrice ha come protagonisti dei genitori bigotti che vedono il sesso come un tabù per i propri figli, per non parlare di un’adeguata educazione sessuale, rifiutata in toto. Commediola d’inizio anni '70 incentrata su personaggi dalla sessualità repressa e bacchettona, che vorrebbe smascherare ipocrisie e piccole bassezze di una realtà conformista alle prese con temi pruriginosi. La regia di John G. Avildsen, regista del primo Rocky (1976), illustra in maniera rigida e incolore tale quadretto di provincia, confezionando un film modesto e dimenticabile, percorso da un erotismo di carta velina lontanissimo da pretese realmente scandalose. Il personaggio della professoressa che si dedica alla trattazione della sessualità in forme didattiche convoglia nel migliore dei modi il ripiegamento moralistico del finale, che riconduce prevedibilmente all’ovile ogni “turbamento". Pedestre la scrittura comica, ma anche il resto non se la passa poi tanto meglio.