In un paesino sulla costa del Nord della Francia viene trovato il cadavere di una ragazza dentro il corpo di una mucca. Sul posto, giungono lo sgangheratissimo comandante Van Der Wyden (Bernard Pruvost) e il suo aiutante Carpentier (Philippe Jore), i quali, tuttavia, non riescono a fermare la spirale di omicidi che si abbatte sul paese in pochi giorni. Intanto il discolo P'tit Quinquin (Alane Delhave), piccolo ragazzino del villaggio, assiste indifferente e divertito ai tragici eventi. Mini-serie per la TV in cui Bruno Dumont, attraverso l'espediente di un omicidio in un paesino di provincia, porta in superficie il torbido che si nasconde dietro una realtà agreste disagiata, dove il tragico e il comico coesistono (se non proprio coincidono) ineluttabilmente. Caratterizzato da un ubriacante cocktail di humour nero e nonsense (che non ha paura di avventurarsi anche in territori slapstick) e dominato da un protagonista, il commissario Van Der Weyden, destinato a entrare nell'immaginario collettivo (sorta di fusione tra l'ispettore Clouseau, il Cooper de I segreti di Twin Peaks e un personaggio dei Monty Python), P'tit Quinquin è un' opera affascinante e a suo modo seminale, che rivede attraverso il prisma autoriale europeo il concetto di serialità televisiva e che rinnova il cinema dello stesso Dumont. All'ambientazione nel Nord della Francia, tra sterminati campi di grano, l'oceano grigio e minaccioso e i mostruosi abitanti della provincia, che fa parte da sempre del cinema del regista di Bailleul, si affianca una riuscita incursione nel comico e nel grottesco, che ridà ossigeno e forza a una poetica potenzialmente in stallo. Inserito dai Cahiers du Cinéma al primo posto nella classifica dei migliori film del 2014. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes.