Pinocchio
Pinocchio
2022
Paese
Usa
Generi
Avventura, Commedia, Drammatico
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Robert Zemeckis
Attori
Tom Hanks
Luke Evans
Cynthia Erivo
Giuseppe Battiston
Geppetto (Tom Hanks) è un falegname che da sempre desidera diventare padre. Un giorno il suo desiderio si avvera, quando il suo burattino Pinocchio prende vita, cercando poi in ogni modo di diventare un bambino in carne e ossa.
A distanza di due anni da Le streghe, Robert Zemeckis torna a lavorare per la Disney, dando vita all’adattamento live action della favola di Carlo Collodi, che la casa di Topolino ha portato sul grande schermo in versione animata nel 1940. Il regista decide di vestire il fido Tom Hanks dei panni di Geppetto, al quale regala un passato del quale ha malinconica memoria, un uomo che dopo la morte della moglie e del figlio è rimasto solo con il gatto Figaro, il pesce rosso
Cleo e i suoi orologi. Il tocco di Zemeckis inizia proprio a vedersi sulla parete di casa, sia esteticamente, con gli orologi che non possono non ricordare le prime inquadrature di Ritorno al futuro (e che omaggiano la storia Disney/Pixar, da Woody e Bullseye a Paperino, ma anche la propria, con la presenza di Roger e Jessica Rabbit) e un livello metaforico in cui la riflessione sullo scorrere del tempo, sulla storia e sull’importanza della memoria che è comunque rintracciabile. Il film, tuttavia, dopo un incipit convincente, non vive di grandi guizzi e, soprattutto da un punto di vista visivo desta qualche perplessità, soprattutto considerando la filmografia di Zemeckis e la qualità estetica di tutti gli adattamenti live action firmati Disney. Alcune variazioni di trama risultano al contrario apprezzabili e funzionali, in primis il Gatto e la Volpe che provano a convincere Pinocchio a non andare a scuola perché «solo con la fama puoi reputarti vero»: la spinta sul guadagno facile e sull’idea del successo («Dobbiamo trovarti un nome d’arte») come unica via per la realizzazione personale è estremamente attuale e il regista spinge molto su questo aspetto, che ritorna anche da Mangiafuoco (interpretato da Giuseppe Battiston), sia al Paese dei balocchi. Immancabile il grillo parlante,che diventa anche occasione per un’ulteriore critica sociale di Zemeckis, che sottolinea come la coscienza sia qualcosa che ormai non viene più considerata, altrimenti il mondo non si ritroverebbe nella situazione attuale. Un’opera tutt’altro che memorabile e che pecca anche di qualche lungaggine durante il viaggio del burattino, scadendo in alcune scelte che scadono nel grottesco involontario, e che culmina in un happy ending è a metà, per certi versi inaspettato, ma coerente con quello che rientra tra i film forse più critici e pessimisti del regista.
A distanza di due anni da Le streghe, Robert Zemeckis torna a lavorare per la Disney, dando vita all’adattamento live action della favola di Carlo Collodi, che la casa di Topolino ha portato sul grande schermo in versione animata nel 1940. Il regista decide di vestire il fido Tom Hanks dei panni di Geppetto, al quale regala un passato del quale ha malinconica memoria, un uomo che dopo la morte della moglie e del figlio è rimasto solo con il gatto Figaro, il pesce rosso
Cleo e i suoi orologi. Il tocco di Zemeckis inizia proprio a vedersi sulla parete di casa, sia esteticamente, con gli orologi che non possono non ricordare le prime inquadrature di Ritorno al futuro (e che omaggiano la storia Disney/Pixar, da Woody e Bullseye a Paperino, ma anche la propria, con la presenza di Roger e Jessica Rabbit) e un livello metaforico in cui la riflessione sullo scorrere del tempo, sulla storia e sull’importanza della memoria che è comunque rintracciabile. Il film, tuttavia, dopo un incipit convincente, non vive di grandi guizzi e, soprattutto da un punto di vista visivo desta qualche perplessità, soprattutto considerando la filmografia di Zemeckis e la qualità estetica di tutti gli adattamenti live action firmati Disney. Alcune variazioni di trama risultano al contrario apprezzabili e funzionali, in primis il Gatto e la Volpe che provano a convincere Pinocchio a non andare a scuola perché «solo con la fama puoi reputarti vero»: la spinta sul guadagno facile e sull’idea del successo («Dobbiamo trovarti un nome d’arte») come unica via per la realizzazione personale è estremamente attuale e il regista spinge molto su questo aspetto, che ritorna anche da Mangiafuoco (interpretato da Giuseppe Battiston), sia al Paese dei balocchi. Immancabile il grillo parlante,che diventa anche occasione per un’ulteriore critica sociale di Zemeckis, che sottolinea come la coscienza sia qualcosa che ormai non viene più considerata, altrimenti il mondo non si ritroverebbe nella situazione attuale. Un’opera tutt’altro che memorabile e che pecca anche di qualche lungaggine durante il viaggio del burattino, scadendo in alcune scelte che scadono nel grottesco involontario, e che culmina in un happy ending è a metà, per certi versi inaspettato, ma coerente con quello che rientra tra i film forse più critici e pessimisti del regista.
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