Charles Rainier (Ronald Colman), a causa di una ferita di guerra, perde del tutto la memoria. Si innamora perdutamente di Paula (Greer Garson) e la sposa, dimentico della sua vita precedente. Le cose però si complicano quando un giorno, a causa di un'altra fortissima amnesia, Charles recupererà la memoria del passato a discapito degli anni più recenti. Tratto dall'omonimo romanzo di James Hilton, Prigionieri del passato è un melodramma sentimentale perfettamente confezionato e capace di intrigare lo spettatore grazie a uno spunto di partenza fantasioso e interessante. Invece di riproporre la canonica storia d'amore, il film si (e ci) diverte giocando con i vuoti di memoria del protagonista e spronando riflessioni curiose sulle tematiche che ne derivano. Grazie a una messa in scena magniloquente e sofisticata, il regista dà prova di saper organizzare al meglio la materia trattata, forte anche dell'esperienza di titoli precedenti dalle stesse caratteristiche, come Avorio nero (1936) o Il ponte di Waterloo (1940). La coppia di attori formata da Ronald Colman e Greer Garson sembra trovarsi particolarmente a proprio agio e la pellicola non può che giovarne, ma il film non nasconde qualche caduta di stile dovuta soprattutto a un uso massiccio e sproporzionato della colonna sonora e all'andamento non sempre brillante e agile, come invece sembrerebbero promettere i primi minuti. L'obiettivo primario è quello di far commuovere lo spettatore, ma a volte la mano di LeRoy si fa eccessivamente pesante, penalizzando in parte la riuscita finale. La pellicola venne nominata a ben sette premi Oscar (tra cui miglior film, miglior regia e miglio sceneggiatura), senza tuttavia vincere nemmeno una statuetta.