The Protagonists
1999
Paese
Italia
Generi
Documentario, Thriller, Sperimentale
Durata
92 min.
Formato
Colore
Regista
Luca Guadagnino
Attori
Tilda Swinton
Fabrizia Sacchi
Andrew Tiernan
Claudio Gioè
Paolo Briguglia
Michelle Hunziker
Laura Betti
1994. A Londra due bravi ragazzi dell'alta borghesia uccidono uno sconosciuto per semplice piacere personale. Un delitto efferato e inspiegabile. Cinque anni più tardi una troupe guidata dall'attrice Tilda Swinton intende ricostruire la vicenda e raccontarla in un film. Si alternano così interviste a criminologi e famigliari della vittima, prove di recitazione e riproduzione dei tragici eventi.
Esordio per Luca Guadagnino con un documentario ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, contaminato dalla ricostruzione finzionale e dalla messa in scena degli eventi. Ma il regista non sembra interessato ad analizzare le contraddizioni tra realtà e la sua rappresentazione, né tantomeno a indagare sulla banalità quotidiana del male che si annida in una società borghese spregiudicata, convinta che l'omicidio sia semplicemente un modo come un altro per eludere la noia. Risulta così un curioso ibrido metatestuale, sfoggio di un estetismo fine a sé stesso, in cui abbondano inquadrature insolite, ralenti idealmente espressivi, fotografia sgranata e invenzioni visive, ma a mancare è un equilibrio formale e narrativo, capace di dare forma cinematografica compiuta a un estenuante guazzabuglio di manierismi compiaciuti e inutili. Un progetto confuso e autoreferenziale in cui il regista si diletta a spiazzare costantemente le convenzioni e le attese dello spettatore ma finisce per rimanere prigioniero di uno sterile e stucchevole esibizionismo che non porta da nessuna parte e tronca sul nascere qualsiasi potenziale spunto d'interesse. Disorganico e vittima di una eccentricità stilistica fine a se stessa, il film si rivela molto più superficiale di quanto non voglia apparire e resta un divertissement dove non si riconosce davvero mai il talento che Guadagnino metterà in mostra successivamente.
Esordio per Luca Guadagnino con un documentario ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, contaminato dalla ricostruzione finzionale e dalla messa in scena degli eventi. Ma il regista non sembra interessato ad analizzare le contraddizioni tra realtà e la sua rappresentazione, né tantomeno a indagare sulla banalità quotidiana del male che si annida in una società borghese spregiudicata, convinta che l'omicidio sia semplicemente un modo come un altro per eludere la noia. Risulta così un curioso ibrido metatestuale, sfoggio di un estetismo fine a sé stesso, in cui abbondano inquadrature insolite, ralenti idealmente espressivi, fotografia sgranata e invenzioni visive, ma a mancare è un equilibrio formale e narrativo, capace di dare forma cinematografica compiuta a un estenuante guazzabuglio di manierismi compiaciuti e inutili. Un progetto confuso e autoreferenziale in cui il regista si diletta a spiazzare costantemente le convenzioni e le attese dello spettatore ma finisce per rimanere prigioniero di uno sterile e stucchevole esibizionismo che non porta da nessuna parte e tronca sul nascere qualsiasi potenziale spunto d'interesse. Disorganico e vittima di una eccentricità stilistica fine a se stessa, il film si rivela molto più superficiale di quanto non voglia apparire e resta un divertissement dove non si riconosce davvero mai il talento che Guadagnino metterà in mostra successivamente.
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