Salvatore – Il calzolaio dei sogni
Salvatore – Shoemaker of Dreams
2020
Paese
Italia
Genere
Documentario
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Luca Guadagnino
L'appassionante storia umana, artistica e imprenditoriale di Salvatore Ferragamo, dall’infanzia a Bonito, dove ha realizzato le sue prime scarpe, al viaggio in America in cerca di fortuna, dalle esperienze a Hollywood al ritorno in Italia, dal rischio del fallimento alla rinascita nel suo laboratorio di Firenze fino alla definitiva consacrazione legata a doppio filo con l’acquisizione, nel capoluogo toscano, dello splendido palazzo Spini Feroni, maison della sua azienda.
Luca Guadagnino, dopo Chiamami col tuo nome e Suspiria, si concentra sulla figura di Ferragamo per raccontarne la vita in un documentario che ha però il sapore del biopic vero e proprio: il regista palermitano ha infatti ricostruito la sua vicenda in maniera tanto generosa quanto doviziosa, attingendo a piene mani agli archivi della famiglia Ferragamo e alle sue stesse riprese d’epoca e collezionando una serie di interviste a personalità della moda, dello spettacolo e anche del cinema. Salvatore – Il calzolaio dei sogni non si limita infatti a intavolare un racconto sull’icona della moda italiana e mondiale, ma attraverso immagini inedite e colloqui con studiosi, docenti, stilisti, giornalisti, critici di moda e cinematografici crea un ponte fortissimo ed eloquente tra la parabola del “ciabattino irpino” e la Hollywood classica, sulla quale il doc si sofferma a più riprese esplorando il legame professionale e spesso anche privato di Ferragamo con personalità come Rodolfo Valentino e Lilian Gish, sui cui set si occupò spesso della realizzazione di scarpe. La storia di Ferragamo diventa insomma, nelle mani di Guadagnino, il filo rosso che intreccia i risvolti più magici e artigianali di una Hollywood perduta: Ferragamo stesso dopotutto, dopo l’apprendistato a Napoli (in un momento estremamente rigoglioso per il cinema italiano, intorno al 1915), ebbe modo di muoversi tra Boston, la Florida, Santa Barbara (città alla cui semi-sconosciuta industria cinematografica è dedicata una cospicua e interessante porzione di racconto) e naturalmente Hollywoodland, così com’era originariamente chiamata la Mecca del Cinema. Il regista di Io sono l’amore dimostra una sensibilità sicuramente invidiabile per la materia trattata ed è palese il modo in cui Guadagnino riveda nella parabola di Ferragamo, proteso ad abbandonare il sud Italia per spiccare poi il volo verso il cinema a stelle e strisce, un tratto in comune col proprio percorso professionale. Scandito dalla voce narrante di Michael Stuhlbarg, già diretto da Guadagnino in Chiamami col tuo nome, il doc sconta a lungo andare una certa e non sempre armonica prolissità, che pare più legittimata sul fronte dell’uso illustrativo (ma creativo) del repertorio che su quello delle tantissime testimonianze, alcune delle quali forse sacrificabili ma volte comunque a restituire un clima di prossimità e familiarità rispetto al Ferragamo uomo oltre che all’artista. L'intero corpus del documentario ha comunque il merito primario di indagare a dovere le intersezioni tra artigianato, arte, creatività e pubblicità lavorando su un linguaggio raffinato senza essere stucchevole, muovendosi con agio estetico-narrativo ma calmierando ricadute esclusivamente e banalmente patinate (ad eccezione dell’animazione finale, comunque ininfluente nell’economia del prodotto, delle scarpe create da Ferragamo, una chiosa particolarmente kitsch e non necessaria). Tra gli ospiti intervenuti anche il regista Martin Scorsese e la costumista Deborah Nadoolman Landis, moglie di John, che offre le note di colore forse più intelligenti, speziate e divertite dell’intero film. Presentato Fuori Concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020 dov’è stato preceduto da Fiori, Fiori, Fiori!, cortometraggio realizzato da Guadagnino in Sicilia durante il lockdown del 2020.
Luca Guadagnino, dopo Chiamami col tuo nome e Suspiria, si concentra sulla figura di Ferragamo per raccontarne la vita in un documentario che ha però il sapore del biopic vero e proprio: il regista palermitano ha infatti ricostruito la sua vicenda in maniera tanto generosa quanto doviziosa, attingendo a piene mani agli archivi della famiglia Ferragamo e alle sue stesse riprese d’epoca e collezionando una serie di interviste a personalità della moda, dello spettacolo e anche del cinema. Salvatore – Il calzolaio dei sogni non si limita infatti a intavolare un racconto sull’icona della moda italiana e mondiale, ma attraverso immagini inedite e colloqui con studiosi, docenti, stilisti, giornalisti, critici di moda e cinematografici crea un ponte fortissimo ed eloquente tra la parabola del “ciabattino irpino” e la Hollywood classica, sulla quale il doc si sofferma a più riprese esplorando il legame professionale e spesso anche privato di Ferragamo con personalità come Rodolfo Valentino e Lilian Gish, sui cui set si occupò spesso della realizzazione di scarpe. La storia di Ferragamo diventa insomma, nelle mani di Guadagnino, il filo rosso che intreccia i risvolti più magici e artigianali di una Hollywood perduta: Ferragamo stesso dopotutto, dopo l’apprendistato a Napoli (in un momento estremamente rigoglioso per il cinema italiano, intorno al 1915), ebbe modo di muoversi tra Boston, la Florida, Santa Barbara (città alla cui semi-sconosciuta industria cinematografica è dedicata una cospicua e interessante porzione di racconto) e naturalmente Hollywoodland, così com’era originariamente chiamata la Mecca del Cinema. Il regista di Io sono l’amore dimostra una sensibilità sicuramente invidiabile per la materia trattata ed è palese il modo in cui Guadagnino riveda nella parabola di Ferragamo, proteso ad abbandonare il sud Italia per spiccare poi il volo verso il cinema a stelle e strisce, un tratto in comune col proprio percorso professionale. Scandito dalla voce narrante di Michael Stuhlbarg, già diretto da Guadagnino in Chiamami col tuo nome, il doc sconta a lungo andare una certa e non sempre armonica prolissità, che pare più legittimata sul fronte dell’uso illustrativo (ma creativo) del repertorio che su quello delle tantissime testimonianze, alcune delle quali forse sacrificabili ma volte comunque a restituire un clima di prossimità e familiarità rispetto al Ferragamo uomo oltre che all’artista. L'intero corpus del documentario ha comunque il merito primario di indagare a dovere le intersezioni tra artigianato, arte, creatività e pubblicità lavorando su un linguaggio raffinato senza essere stucchevole, muovendosi con agio estetico-narrativo ma calmierando ricadute esclusivamente e banalmente patinate (ad eccezione dell’animazione finale, comunque ininfluente nell’economia del prodotto, delle scarpe create da Ferragamo, una chiosa particolarmente kitsch e non necessaria). Tra gli ospiti intervenuti anche il regista Martin Scorsese e la costumista Deborah Nadoolman Landis, moglie di John, che offre le note di colore forse più intelligenti, speziate e divertite dell’intero film. Presentato Fuori Concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020 dov’è stato preceduto da Fiori, Fiori, Fiori!, cortometraggio realizzato da Guadagnino in Sicilia durante il lockdown del 2020.
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