A Bigger Splash
A Bigger Splash
2015
Paesi
Italia, Francia
Generi
Thriller, Drammatico
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Luca Guadagnino
Attori
Dakota Johnson
Matthias Schoenaerts
Ralph Fiennes
Tilda Swinton
Aurore Clément
Corrado Guzzanti
La leggendaria rockstar Marianne Lane (Tilda Swinton) si trova in vacanza sull'isola di Pantelleria insieme al compagno Paul (Matthias Schoenaerts). A interrompere la pace della coppia ci pensa l'arrivo dell'eccentrico produttore (nonché ex fidanzato della donna) Harry (Ralph Fiennes), accompagnato dalla figlia Penelope (Dakota Johnson).
Esordio in lingua inglese per Luca Guadagnino dopo il clamoroso successo internazionale di Io sono l'amore (2009). Ispirato a La piscina (1969) di Jacques Deray, A Bigger Splash è un thriller patinato che sconfina presto nel kitsch più deleterio. Il regista siciliano torna ad affrontare un tema a lui caro come l'autoreferenzialità di una classe borghese arroccata in se stessa, vivendo annoiata una quotidianità che preclude qualsiasi preoccupazione e conflittualità: non a caso Marianne e Paul vivono isolati da tutti, mentre i tragici fatti legati agli sbarchi di immigranti restano sullo sfondo e vengono vissuti dai protagonisti con indifferenza quando non con fastidio. L'elemento esterno che disturba questa quiete apparente è l'anticonformista Harry, incurante della sua follia destabilizzante, che porterà a far emergere tensioni lungamente sopite e a dinamiche sentimentali inaspettate. Nonostante le potenzialità, il film di Guadagnino si perde quasi subito in formalismi gratuiti, mai sorretto da una scrittura adeguata, al contrario foriera di dialoghi poco credibili e di una programmaticità di fondo che rende il tutto abbastanza meccanico e prevedibile. Non bastano nemmeno la colonna sonora rock (drammaturgicamente funzionale, almeno nelle intenzioni del regista), dove dominano le sonorità dei Rolling Stones, e un cast di primissimo livello in cui spicca un'ottima Tilda Swinton (cantante che ha perso la voce), mentre il personaggio di Ralph Fiennes è eccessivamente sopra le righe tanto da risultare respingente. Decisamente impalpabili Matthias Schoenaerts e Dakota Johnson. Quantomeno dignitoso nelle primissime battute, nella seconda metà il film scade nel ridicolo anche a causa dell'ingresso in scena di un Corrado Guzzanti macchiettistico, preludio a un finale posticcio e grossolano che affossa definitivamente un'opera ambiziosa ma ben poco riuscita.
Esordio in lingua inglese per Luca Guadagnino dopo il clamoroso successo internazionale di Io sono l'amore (2009). Ispirato a La piscina (1969) di Jacques Deray, A Bigger Splash è un thriller patinato che sconfina presto nel kitsch più deleterio. Il regista siciliano torna ad affrontare un tema a lui caro come l'autoreferenzialità di una classe borghese arroccata in se stessa, vivendo annoiata una quotidianità che preclude qualsiasi preoccupazione e conflittualità: non a caso Marianne e Paul vivono isolati da tutti, mentre i tragici fatti legati agli sbarchi di immigranti restano sullo sfondo e vengono vissuti dai protagonisti con indifferenza quando non con fastidio. L'elemento esterno che disturba questa quiete apparente è l'anticonformista Harry, incurante della sua follia destabilizzante, che porterà a far emergere tensioni lungamente sopite e a dinamiche sentimentali inaspettate. Nonostante le potenzialità, il film di Guadagnino si perde quasi subito in formalismi gratuiti, mai sorretto da una scrittura adeguata, al contrario foriera di dialoghi poco credibili e di una programmaticità di fondo che rende il tutto abbastanza meccanico e prevedibile. Non bastano nemmeno la colonna sonora rock (drammaturgicamente funzionale, almeno nelle intenzioni del regista), dove dominano le sonorità dei Rolling Stones, e un cast di primissimo livello in cui spicca un'ottima Tilda Swinton (cantante che ha perso la voce), mentre il personaggio di Ralph Fiennes è eccessivamente sopra le righe tanto da risultare respingente. Decisamente impalpabili Matthias Schoenaerts e Dakota Johnson. Quantomeno dignitoso nelle primissime battute, nella seconda metà il film scade nel ridicolo anche a causa dell'ingresso in scena di un Corrado Guzzanti macchiettistico, preludio a un finale posticcio e grossolano che affossa definitivamente un'opera ambiziosa ma ben poco riuscita.
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