A Napoli si festeggia dopo l'annuncio della resa di Badoglio, ma i tedeschi riprendono presto il controllo, organizzando delle pubbliche esecuzioni per dimostrare il proprio potere. Tale atteggiamento repressivo causerà, però, la rivolta della città partenopea, che in quattro giornate riesce ad allontanare i nazisti e a riconquistare la libertà.
Nanni Loy celebra una grande vittoria del popolo che, di fronte alla disorganizzazione nazionale e dell'esercito, trovò un modo per unirsi e combattere contro il nemico. Gli eroi si nascondono ovunque, tutti fanno la loro parte: i ragazzini, come il dodicenne Gennaro Capuozzo, cui è dedicato il film, gli studenti, come Adolfo Pasini, gli uomini che si rifiutano di tornare al fronte e perfino le casalinghe, pronte ad avvisare sugli spostamenti dei tedeschi. Il lungometraggio, animato da vigorose e sincere spinte civili, riesce a raccontare la disperazione e la voglia di riscatto della popolazione, evitando di focalizzarsi su un'unica storia e preferendo un taglio complessivo, così da parlare di diversi avvenimenti e da celebrare la memoria della gente comune da molteplici punti di vista e sotto varie sfaccettature. Il tutto, va riconosciuto, fu possibile soprattutto grazie alla regia di Nanni Loy, che dà spazio con generosità totale ai volti e alle persone, forte di una vocazione sapientemente eclettica e spassionatamente corale, che riduce al minimo sindacale i momenti di stanca e le fisiologiche dispersioni del racconto. Un po' troppo lungo, questo sì, ma comunque riuscito. Venne candidato all'Oscar come miglior film straniero.