Leon Okrasa (Artur Steranko), addetto all'inceneritore di un ospedale della provincia polacca e affetto da un leggero ritardo mentale, si innamora di Anna (Kinga Preis), un'infermiera che vive di fronte alla sua misera abitazione e che sarà vittima di uno stupro del quale l'uomo è testimone. Dopo la morte della nonna, suo unico legame affettivo, l'ossessione di Leon nei confronti di Anna ha ulteriori sviluppi: per quattro notti l'uomo entra in casa dell'infermiera, guardandola dormire. Ritorno alla regia per Jerzy Skolimowski dopo diciassette anni di inattività e prima produzione del cineasta polacco in patria dopo quasi tre decenni. Attraverso uno stile essenziale, una narrazione ermetica che mischia i piani temporali, una riduzione ai minimi termini dei dialoghi, una cura maniacale per i dettagli e per la messa in scena, il regista (anche sceneggiatore, coadiuvato da Ewa Piaskowska) racconta l'orrore del quotidiano in una sperduta cittadina che assume le connotazioni di un non luogo, sperduto, arido e spaventoso. Attraverso uno sguardo distaccato e misurato, filtrato da tocchi di grottesco, viene descritto un mondo dove la crudeltà efferata, il candore ingenuo e le fragilità di individui inadatti alla vita coesistono dando vita a un microcosmo tanto assurdo quanto terrificante in cui la banalità del male e l'indole animalesca degli esseri umani possono manifestarsi in qualsiasi momento e attraverso le più disparate forme. A tratti poco compatto e un po' troppo ombelicale, quasi compiaciuto della propria alterità a qualsiasi modello, è un prodotto comunque curioso, austero e affascinante. Inedito in sala in Italia, ma passato su Fuori Orario.