Una grande famiglia abbandona la metropoli per aprire un alloggio montano per turisti. Tutti i loro clienti, però, finiscono per morire in diverse assurde circostanze. Il film d'esordio di Kim Jee-woon è una commedia nera e satirica, a tratti inquietante e a tratti divertente, con i suoi bizzarri escamotage che tramutano l'umorismo slapstick in una riflessione sull'immoralità del fato e sulle conseguenze delle azioni umane. Seppur vittima di una certa prolissità, The Quiet Family rappresenta una perfetta contaminazione della tradizione con il nuovo: a una serie di passaggi narrativi che sanno troppo di già visto, si contrappone un “nuovo modo di fare cinema”, tutto ironia e follia, umorismo e violenza, che iniziava ad arrivare, a fine anni Novanta, dalla New New Wave giapponese. Non è un caso che Takashi Miike, uno dei più influenti maestri di questa nuova ondata di registi nipponici, ne abbia fatto un remake ancora più folle: The Happiness of the Katakuris (2001), che alla storia del film di Kim Jee-woon aggiunge sequenze musical e di animazione in stop-motion.