In un imprecisato medioevo inglese, il vecchio re Lear (Paul Scofield) divide il suo regno tra due delle tre figlie, ripudiando la più giovane Cordelia (Anne-Lise Gabold). Tiene per sé una scorta con cui soggiornare a mesi alterni dalle sorelle, ma queste progressivamente lo rifiutano, finché egli decide di fuggire in compagnia del buffone di corte (Jack MacGorwan). Prima di impazzire avrà modo di ricongiungersi a Cordelia, ma una tragica fine attende tutta la sua discendenza. Per portare sullo schermo il suo unico adattamento di un'opera di William Shakespeare, Peter Brook sceglie di ambientare la vicenda di Lear in un'epoca fredda e selvaggia, ricoprendo gli uomini di barbe e pellicce, con una rapidità e crudezza nella risoluzione dei conflitti non lontana da un certo fantasy moderno. Il regista punta tutto sull'indagine spietata dei volti e delle psicologie che ne vorrebbe far trasparire, stringendo una traballante macchina da presa sui visi a volte fuori fuoco e velando con nebbie, piogge e schermate buie la tagliente fotografia in bianco e nero. Il risultato è un'epopea della crudeltà, dove la lotta per un potere effimero è ben rappresentata da scelte visive, come l'inverosimile angustia dei castelli e la desolazione quasi metafisica di brughiere e spiagge. Una visione assai ostica e impegnativa, con alcuni momenti di stanca: nel complesso, in ogni caso, appagante, soprattutto grazie al lavoro della Royal Shakespeare Company.