Senso
1954
Rai Play
Paese
Italia
Generi
Drammatico, Sentimentale, Storico
Durata
118 min.
Formato
Colore
Regista
Luchino Visconti
Attori
Alida Valli
Farley Granger
Heinz Moog
Massimo Girotti
Christian Marquand
Rina Morelli
Sergio Fantoni
Venezia, 1866. Durante l'occupazione austriaca, la contessa Livia Serpieri (Alida Valli) s'innamora perdutamente del vile tenente Franz Mahler (Farley Granger), tanto da sacrificare i propri ideali politici di libertà. Tra scandali, intrighi e cocenti delusioni, si consumerà un tragico finale.
Tra i più alti risultati prodotti dal cinema italiano, Senso è il capolavoro che racchiude in sé tutta la poetica di un Luchino Visconti in grado di fare tesoro della sua esperienza nelle messinscene teatrali per comporre un affresco storico che condensa mélo, opera lirica e pittura, secondo un modello di rara perfezione formale. Attraverso una (ri)lettura rigorosa della Storia, il film è da considerare la testimonianza cinematografica più importante del Risorgimento italiano, in cui convivono spirito patriottico, fiammeggiante romanticismo, disgregazione morale e sentimento di disillusione, nonché il compendio ideale del melodramma, dove l'impianto operistico è evidente fin dalla straordinaria sequenza della rappresentazione de Il Trovatore di Giuseppe Verdi al Teatro La Fenice, ouverture del film. Straordinario per uso del colore, direzione degli attori e composizione dell'immagine, sia negli interni minuziosamente decorati, sia negli esterni (memorabile la battaglia di Custoza, modellata sui dipinti di Silvestro Lega e Giovanni Fattori). L'alto magistero stilistico è sublimato dal sontuoso Technicolor di Aldo Graziati e Robert Krasker. Sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico e Luchino Visconti sulla base dell'omonimo racconto di Camillo Boito, con la collaborazione di Carlo Alianello, Giorgio Bassani, Giorgio Prosperi, Paul Bowles e Tennessee Williams. Massimo Girotti interpreta Roberto Ussoni, cugino di Livia. Inizialmente il film doveva intitolarsi Custoza, in riferimento alla sconfitta dell'esercito italiano da parte degli austriaci: una pagina di storia considerata, all'epoca, infamante, tanto da portare il Ministero della Difesa a intervenire, accusando Visconti di antipatriottismo e imponendo sensibili cambiamenti, tra cui il finale in cui Mahler viene giustiziato. Scandalosamente ignorato alla Mostra del Cinema di Venezia.
Tra i più alti risultati prodotti dal cinema italiano, Senso è il capolavoro che racchiude in sé tutta la poetica di un Luchino Visconti in grado di fare tesoro della sua esperienza nelle messinscene teatrali per comporre un affresco storico che condensa mélo, opera lirica e pittura, secondo un modello di rara perfezione formale. Attraverso una (ri)lettura rigorosa della Storia, il film è da considerare la testimonianza cinematografica più importante del Risorgimento italiano, in cui convivono spirito patriottico, fiammeggiante romanticismo, disgregazione morale e sentimento di disillusione, nonché il compendio ideale del melodramma, dove l'impianto operistico è evidente fin dalla straordinaria sequenza della rappresentazione de Il Trovatore di Giuseppe Verdi al Teatro La Fenice, ouverture del film. Straordinario per uso del colore, direzione degli attori e composizione dell'immagine, sia negli interni minuziosamente decorati, sia negli esterni (memorabile la battaglia di Custoza, modellata sui dipinti di Silvestro Lega e Giovanni Fattori). L'alto magistero stilistico è sublimato dal sontuoso Technicolor di Aldo Graziati e Robert Krasker. Sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico e Luchino Visconti sulla base dell'omonimo racconto di Camillo Boito, con la collaborazione di Carlo Alianello, Giorgio Bassani, Giorgio Prosperi, Paul Bowles e Tennessee Williams. Massimo Girotti interpreta Roberto Ussoni, cugino di Livia. Inizialmente il film doveva intitolarsi Custoza, in riferimento alla sconfitta dell'esercito italiano da parte degli austriaci: una pagina di storia considerata, all'epoca, infamante, tanto da portare il Ministero della Difesa a intervenire, accusando Visconti di antipatriottismo e imponendo sensibili cambiamenti, tra cui il finale in cui Mahler viene giustiziato. Scandalosamente ignorato alla Mostra del Cinema di Venezia.
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