Seven
Se7en
1995
Paese
Usa
Generi
Thriller, Giallo
Durata
127 min.
Formato
Colore
Regista
David Fincher
Attori
Morgan Freeman
Brad Pitt
Kevin Spacey
Gwyneth Paltrow
R. Lee Ermey
John C. McGinley
A sette giorni dalla pensione, il cinico e disincantato detective William Somerset (Morgan Freeman), affiancato dal giovane e avventato Davis Mills (Brad Pitt), deve indagare su un serial killer che sceglie le sue vittime seguendo la lista dei sette peccati capitali. Si viene a delineare un diabolico piano che sconvolgerà la vita dei due poliziotti.
«Hemingway una volta ha scritto: “Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso”. Condivido la seconda parte». Al suo secondo film, David Fincher costruisce un thriller al contempo derivativo e sorprendentemente originale, cupo e nichilista. Seven riesce a distanziarsi dai suoi modelli di riferimento e a operare in maniera personale nella ridefinizione del genere. Il Male ci viene presentato come un'entità radicata nel tessuto sociale, un elemento peculiare della quotidianità, indefinito e mimetizzato (non a caso il serial killer usa il nome John Doe, l'uomo senza identità) ma non per questo meno feroce e sconvolgente. La grande forza del film sta in una messa in scena che accentua la componente più espressionista, giocando su tonalità cromatiche caricate (grazie alla splendida fotografia di Darius Khondji) e su un montaggio serratissimo (di Richard Francis-Bruce, nominato all'Oscar) che restituisce un profondo senso di angoscia, inquietudine e decadenza. Ma non meno meriti ha l'ottimo script di Andrew Kevin Walker che, muovendosi tra raffinate citazioni letterarie e suggestioni filosofiche, riesce sempre a spiazzare e coinvolgere, raggiungendo il suo apice in un finale tragico e indimenticabile. Strepitoso successo di pubblico e critica.
«Hemingway una volta ha scritto: “Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso”. Condivido la seconda parte». Al suo secondo film, David Fincher costruisce un thriller al contempo derivativo e sorprendentemente originale, cupo e nichilista. Seven riesce a distanziarsi dai suoi modelli di riferimento e a operare in maniera personale nella ridefinizione del genere. Il Male ci viene presentato come un'entità radicata nel tessuto sociale, un elemento peculiare della quotidianità, indefinito e mimetizzato (non a caso il serial killer usa il nome John Doe, l'uomo senza identità) ma non per questo meno feroce e sconvolgente. La grande forza del film sta in una messa in scena che accentua la componente più espressionista, giocando su tonalità cromatiche caricate (grazie alla splendida fotografia di Darius Khondji) e su un montaggio serratissimo (di Richard Francis-Bruce, nominato all'Oscar) che restituisce un profondo senso di angoscia, inquietudine e decadenza. Ma non meno meriti ha l'ottimo script di Andrew Kevin Walker che, muovendosi tra raffinate citazioni letterarie e suggestioni filosofiche, riesce sempre a spiazzare e coinvolgere, raggiungendo il suo apice in un finale tragico e indimenticabile. Strepitoso successo di pubblico e critica.
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