La storia di Alphonsine (Isabelle Huppert), che da giovane di provincia, indotta alla prostituzione dal padre (Gian Maria Volonté), diventa Maria Duplessis, donna desiderata dell'alta borghesia parigina. Tale metamorfosi renderà più lussuosa la sua vita, fin quando l'insorgere di una malattia comincerà a indebolirla. Film di Bolognini, specialista nell'adattamento di romanzi, tratto da una delle opere ottocentesche più citate e adattate: La signora delle camelie(1848). Scritto da Alexandre Dumas figlio, il quale conobbe davvero la donna in vita, si tratta di un testo che ha avuto diverse versioni sul grande schermo e una, celeberrima, in musica, ovvero La traviata di Giuseppe Verdi. Quella di Bolognini non sembra avere però alcun tipo di necessità, fermandosi a una confezione laccata, patinata e fastidiosamente leziosa anche se di pregio (i costumi di Piero Tosi, all'ultima collaborazione col regista toscano), e insinuando seri dubbi sull'ispirazione reale di una trasposizione così derivativa e scialba, grigia e dimenticabile. Il calore della storia è sotto i tacchi, la mano del regista oltremodo fiacca, mai in grado di dar vita a punti di vista sentiti, accenni vigorosi, virate di rotta di qualsiasi tipo. Totalmente non pervenuto, e la tardiva accensione cinica del finale ovviamente non basta. Sprecato anche il cast eterogeneo, che va dalla Huppert a Bruno Ganz, passando per un Volonté non al top.