Stromboli terra di Dio
1950
Paesi
Italia, Usa
Genere
Drammatico
Durata
107 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Roberto Rossellini
Attori
Ingrid Bergman
Mario Vitale
Renzo Cesana
Mario Sponzo
Gaetano Famularo
Angelo Molino
Roberto Onorati
Profuga lituana in un campo italiano, Karin (Ingrid Bergman) sposa un pescatore di Stromboli (Mario Vitale) pur di sfuggire alla reclusione. Lo seguirà sull'isola per scoprire, tuttavia, che la vita di coppia in un posto così desolato può diventare presto una prigione.
Accompagnato da un enorme chiasso mediatico per la storia d'amore fedifraga che nacque sul set tra Rossellini e la star hollywoodiana Ingrid Bergman, Stromboli terra di Dio rappresenta il film della svolta per il regista romano, che abbandonò il Neorealismo e si aprì a un cinema più intimista e spirituale. Rossellini, durante la lavorazione, improvvisava giorno per giorno (incluse infatti la famosa scena dell'evacuazione dell'isola a causa di un'inattesa eruzione) e il film risente, non di rado, di questo procedere ondivago, a zig-zag, tra fiammate documentarie (stupenda e indimenticabile la scena della pesca dei tonni), convulsioni intimiste (con la Bergman decisamente in parte nel ruolo della donna moderna circondata da un mondo antico e ostile) e digressioni più spirituali ed ermetiche (il finale, in bilico tra panteismo e cristianesimo). Tuttavia, valutando la pellicola con una prospettiva più ampia, emerge il desiderio di raccontare, sullo sfondo di una natura ammaliante ma minacciosa (il vulcano), lo scontro culturale tra una protagonista nordica, razionale e intellettualmente brillante, e un mondo ancora primitivo e tribale, quasi connesso fisicamente con l'isola (si pensi al canto “apotropaico” che i pescatori intonano prima dell'arrivo dei tonni). Presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia.
Accompagnato da un enorme chiasso mediatico per la storia d'amore fedifraga che nacque sul set tra Rossellini e la star hollywoodiana Ingrid Bergman, Stromboli terra di Dio rappresenta il film della svolta per il regista romano, che abbandonò il Neorealismo e si aprì a un cinema più intimista e spirituale. Rossellini, durante la lavorazione, improvvisava giorno per giorno (incluse infatti la famosa scena dell'evacuazione dell'isola a causa di un'inattesa eruzione) e il film risente, non di rado, di questo procedere ondivago, a zig-zag, tra fiammate documentarie (stupenda e indimenticabile la scena della pesca dei tonni), convulsioni intimiste (con la Bergman decisamente in parte nel ruolo della donna moderna circondata da un mondo antico e ostile) e digressioni più spirituali ed ermetiche (il finale, in bilico tra panteismo e cristianesimo). Tuttavia, valutando la pellicola con una prospettiva più ampia, emerge il desiderio di raccontare, sullo sfondo di una natura ammaliante ma minacciosa (il vulcano), lo scontro culturale tra una protagonista nordica, razionale e intellettualmente brillante, e un mondo ancora primitivo e tribale, quasi connesso fisicamente con l'isola (si pensi al canto “apotropaico” che i pescatori intonano prima dell'arrivo dei tonni). Presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia.
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