Tre episodi sul tema dell'immigrazione nel Belpaese: Silhouette, resoconto di una giornata ordinaria di alcune prostitute nigeriane in una Roma periferica; Euglen & Gertian, incentrato su dei giovani manovali albanesi che lavorano in Italia; Self Service, su un egiziano che presta servizio nottetempo come benzinaio. Uno stile molto vicino al documento sociale, che però non rinuncia alla scrittura propria della fiction: Matteo Garrone esordisce con questo piccolo e breve film a episodi, in cui il primo dei tre – il migliore – ha fatto da traino allo sviluppo del progetto, dato il buon successo in svariati festival e proiezioni. Un'opera prima palesemente acerba, prodotta dalla Sacher Film di Nanni Moretti proprio dopo la vittoria di Silhouette al Sacher Festival, che tuttavia denota, soprattutto nel primo segmento, un tatto singolare per le relazioni formali e sentimentali tra la messa in scena di un paesaggio e il racconto di una specifica umanità. Cosa che tuttavia non basta, perché i successivi due episodi sono in caduta libera; e neanche la vocazione cromatica dello sguardo di Garrone, giovane pittore ed esordiente per caso, riesce a riscattare l'assenza di una proposta cinematografica ancora troppo indefinita e fumosa, che tallona il documentarismo senza troppa convinzione.