Nella californiana Desert Springs, tre donne (Shelley Duvall, Sissy Spacek, Janice Rule) molto diverse per età e astrazione, ma legate da una comune stranezza in grado di unirle l'una all'altra, stringeranno un rapporto di inossidabile vicinanza, in bilico tra l'amicizia e il controllo vicendevole l'una dell'altra. Altman e le donne, un rapporto da sempre meno approfondito di quel che meriterebbe. Questo è il film che ne rivela forse più di ogni altro il feeling esplosivo e sotterraneo, un'adesione che non è mai urlata ma sempre costantemente sottotraccia. Delle stranezze delle sue protagoniste il regista si serve per osare in senso un po' più classico: non solo in merito ai generi cinematografici, ma anche per ciò che riguarda i colori, l'impressionismo del suo sguardo pittorico, i contorni entro i quali racchiudere gesti e situazioni. Qui la cornice è spesso elusa, dimenticata, sorpassata, ma è un bene: si tratta di uno dei film di Altman meno inquadrabili e semplici, ma non difetta di ricchezza e densità. Shelley Duvall fu premiata a Cannes come miglior attrice.