Con le riprese di un film appena iniziate, l'attore protagonista appare irreperibile. La moglie (Beata Tyszkiewicz) e l'amante (Elzbieta Czyzewska) si mettono sulle sue tracce insieme al regista (Andrzej Lapicki) e a un aspirante attore (Daniel Olbrychski): scopriranno che è morto scendendo da un treno in corsa, proprio come in una scena della pellicola che avrebbe dovuto girare. Nel 1967 Zbigniew Cybulski, grande attore polacco spesso protagonista dei film di Andrzej Wajda, morì in un incidente mentre cercava di scendere da un treno in corsa. L'anno successivo il regista gira Tutto in vendita, che prende spunto dalla tragedia (facendo attenzione a dichiarare con un cartello che le vite degli attori non c'entrano con la sceneggiatura) e diventa sia un omaggio indiretto alla figura dell'amico e collaboratore, sia un discorso sul cinema e sull'atto creativo. Amara e dolente, l'opera è una critica aperta, fin dal titolo, verso un certo cannibalismo della macchina cinematografica, impersonato dal regista ossessionato dal suo film e dal modo di salvarlo nonostante la perdita. La sceneggiatura è scissa tra il discorso metacinematografico, con la messa in scena dei processi produttivi, e un gioco di specchi e consonanze tra il film nel film e la vita dei protagonisti, grazie alla presenza dei due personaggi femminili, solidali e contrapposti, accomunati dall'amore per l'attore assente e da un disilluso sguardo sulla vita. Film di indubbio fascino visivo e ricco di simboli, a partire dall'oggetto-firma del regista (i bicchieri di liquore incendiati), anche se, a conti fatti, il tutto appare un po' troppo meccanico, referenziale e fin semplicistico. Musiche di Andrzej Korzynski.