Creato in un laboratorio americano, l'MM88 è un pericolosissimo virus che amplifica a dismisura la forza di qualsiasi virus o batterio con cui entra in contatto, rendendo mortale anche un semplice raffreddore. Propagatosi nell'aria in seguito a un incidente, l'MM88 porta in breve tempo alla quasi totale estinzione del genere umano, lasciando in vita meno di un migliaio di persone protette dalle bassissime temperature dell'Antartide. Una nuova minaccia mette però in pericolo la loro sopravvivenza. Tratto dall'omonimo romanzo di Sakyo Komatsu e prodotto da Haruki Kadokawa sulla scia del successo di analoghi prodotti hollywoodiani, Ultimo rifugio: Antartide è un magniloquente kolossal catastrofico-apocalittico che con il suo budget di 16 milioni di dollari è stato il film giapponese più costoso dell'epoca. Diretto da Kinji Fukasaku, per una volta alle prese con un variegato cast internazionale, il film cerca di affrontare le paure della Guerra Fredda (riflesse nel doppio disastro prima batteriologico e poi nucleare) con intenti più riflessivi che spettacolari, ma lo fa affidandosi a una sceneggiatura prolissa e sfilacciata, piena di buchi logici e di ingenuità d'altri tempi, finendo ben presto per crollare sotto il peso delle sue eccessive ambizioni. Nonostante l'enorme sforzo produttivo, è stato un clamoroso flop al botteghino.