Antonio Pisapia (Andrea Renzi) è un giovane e timido calciatore di belle speranze. Il suo omonimo, detto Tony (Toni Servillo), un cantante cafone e smargiasso. I destini dei due, che oltre al nome condividono l'infrangersi dei loro sogni, si sfioreranno.
Esordio alla regia di Paolo Sorrentino, L'uomo in più contiene in nuce alcuni degli stilemi che faranno grande il suo cinema ma, parimenti, manifesta un'evidente mancanza di maturità. Se la filosofia di fondo (la vita è «'na strunzata») anticipa le riflessioni esistenziali delle successive pellicole (da «This Must Be the Place» del 2011 a «La grande bellezza» del 2013) e la giustapposizione delle due vicende è resa in maniera credibile, poco coesa risulta essere l'opera nel complesso, offrendo buoni spunti ma troppo dispersi. Comunque ottima la performance di Servillo che, da qui in poi, diventerà l'attore-feticcio per eccellenza dell'autore napoletano. Il personaggio di Toni Pisapia tornerà nel romanzo dello stesso Sorrentino Hanno tutti ragione del 2010 (dove si chiamerà Tony Pagoda), mentre la figura del calciatore è ispirata alla tragica vicenda di Agostino Di Bartolomei, ex campione della Roma morto suicida. Fin dal primo film, Sorrentino si dimostra cineasta particolarmente attento e sensibile all'aspetto musicale: la colonna sonora comprende brani pop (Don't Let Me Be Misunderstood, I Will Survive) e contributi melodici interpretati da Servillo e scritti insieme al fratello Peppe, frontman degli Avion Travel.