Velvet Buzzsaw
Velvet Buzzsaw
2019
Paese
Usa
Generi
Horror, Thriller
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Dan Gilroy
Attori
Jake Gyllenhaal
Rene Russo
Zawe Ashton
Tom Sturridge
Toni Collette
I quadri del defunto artista Vetril Dease, rubati da Josephina (Zawe Ashton), suscitano l’interesse di critici (Jake Gyllenhaal), galleristi (Rene Russo e Toni Colette) e artisti (John Malkovich), ma provocano anche la morte violenta di tutti coloro che vi entrano in contatto.
Dan Gilroy ironizza in maniera grottesca sul mondo dell’arte e riempie la scena di colori, materiali e iridescenze: palcoscenico perfetto a contenere una comunità umana che vive di inganni, respira competizione e soprattutto desidera smodatamente e continuamente guardare. Personaggi cinici come il pittore di Malkovich, inconcludenti come il critico di Gyllenhaal, arrivisti, l’assistente interpretata dalla Ashton, e senza cuore, la collezionista impersonata dalla Russo, sono i rappresentanti del lato deteriore delle categorie professionali che gravitano attorno al mondo delle esposizioni e perciò i pericolosi detentori del potere che deriva dalle immagini. Lo spunto è quantomai attuale e non mancano sequenze all’altezza dell’arduo compito di mostrare come il voyeurismo della contemporaneità raggiunga apici parossistici e inquietanti: quadri che prendono vita, sculture carnivore e arte cinetica assassina sono solo alcune delle trovate che, nonostante l’originalità, giungono, purtroppo, senza particolari sorprese e il contrappasso, a cui i diversi personaggi sono sottoposti nelle (ingegnose) morti che li attendono, è facilmente immaginabile. Cast e regia funzionano discretamente ma nell’insieme generale risultano sacrificati sull’altare della chiassosa estetica postmoderna che certamente irretisce per fantasia ed eccentricità, ma che si dimentica facilmente.
Dan Gilroy ironizza in maniera grottesca sul mondo dell’arte e riempie la scena di colori, materiali e iridescenze: palcoscenico perfetto a contenere una comunità umana che vive di inganni, respira competizione e soprattutto desidera smodatamente e continuamente guardare. Personaggi cinici come il pittore di Malkovich, inconcludenti come il critico di Gyllenhaal, arrivisti, l’assistente interpretata dalla Ashton, e senza cuore, la collezionista impersonata dalla Russo, sono i rappresentanti del lato deteriore delle categorie professionali che gravitano attorno al mondo delle esposizioni e perciò i pericolosi detentori del potere che deriva dalle immagini. Lo spunto è quantomai attuale e non mancano sequenze all’altezza dell’arduo compito di mostrare come il voyeurismo della contemporaneità raggiunga apici parossistici e inquietanti: quadri che prendono vita, sculture carnivore e arte cinetica assassina sono solo alcune delle trovate che, nonostante l’originalità, giungono, purtroppo, senza particolari sorprese e il contrappasso, a cui i diversi personaggi sono sottoposti nelle (ingegnose) morti che li attendono, è facilmente immaginabile. Cast e regia funzionano discretamente ma nell’insieme generale risultano sacrificati sull’altare della chiassosa estetica postmoderna che certamente irretisce per fantasia ed eccentricità, ma che si dimentica facilmente.
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