Leader di una gang di ricattatori, Anna (Joan Crawford) è una giovane donna dal viso deturpato e dall'animo livoroso, che negli anni ha sviluppato odio per gli uomini e insofferenza verso le belle donne. Nella sua vita intervengono un chirurgo plastico sposato (Melvyn Douglas), che vuole operarla, e un damerino squattrinato (Conrad Veidt) con il quale si prepara a imbastire un colpo importante. Ancora un intenso ritratto femminile nel cinema di George Cukor, che si rifà alla pièce del 1932 Il était une fois di François De Croisset, già adattata per il grande schermo in En kvinnas anskite (1938) di Gustaf Molander, con Ingrid Bergman. La versione del regista americano è efficace e ben scandita da un ritmo incalzante, nonostante un'eccessiva e quasi forzata ricerca del “torbido” come chiave di lettura imprescindibile per la strutturazione formale, stilistica e narrativa della pellicola. A ogni modo, la sempre eccellente Joan Crawford rinuncia al glamour e si impone come presenza magnetica e coinvolgente, in grado di restituire l'animo coriaceo, inadeguato e aspro di un personaggio che ha deciso di abbandonare i vecchi, malfidati, costumi per costruirsi una nuova esistenza.