La programmazione estiva dell’Auditorium di Milano, prevalentemente incentrata sul recupero e celebrazione di alcune fra le più celebri colonne sonore cinematografiche (Star Wars e Il Padrino su tutte), non poteva non concludersi con un tributo alla figura di John Williams, decano delle sette note prestate alla settima arte. Ottantaquattrenne e in piena attività (al momento impegnato nella composizione del prossimo ottavo episodio della saga di Star Wars), con una fulgida carriera consacrata da 5 premi Oscar e un sontuoso repertorio di scores leggendari e dall’immediata riconoscibilità, Williams rappresenta non solo un punto di riferimento nell’ambito della musica classica per film, ma riveste anche un ruolo di primo piano nel mondo del cinema al pari dei registi con i quali ha collaborato nel corso degli anni, in particolare Steven Spielberg. Il repertorio proposto nella serata di giovedì 25 agosto dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta dal maestro Giuseppe Grazioli, è caratterizzato da scelte particolari, forse inattese, ma che hanno il merito di fornire un ampio ed eterogeneo spettro dei colori musicali che Williams è stato in grado di gestire.
L’apertura con Harry Potter Symphonic Suite riporta il pubblico sin dalle primissime sognanti note all’atmosfera magica e fiabesca della saga creata da J. K. Rowling e trasposta sul grande schermo con alterni risultati artistici. Williams ha composto le colonne sonore dei primi tre capitoli e l’orchestra Verdi ne propone un sunto che contiene alcuni dei temi più noti, che riportano al mondo incantato di Hogwarts e all’amicizia tra Harry, Ron ed Hermione, ma anche alle subdole insidie di Voldemort e al mostruoso pericolo del basilisco nascosto nella camera dei segreti.
Cambiano drasticamente e inevitabilmente i toni con Schindler’s List, composizione in tre movimenti estratta dalla colonna sonora dell’omonimo dramma storico diretto nel 1993 da Steven Spielberg. Se il regista fu in grado di realizzare un sincero e sentito omaggio alle vittime dell’olocausto ebreo, non da meno Williams accompagnò le immagini con melodie in grado di toccare corde profondissime. Il violino solista di Luca Santaniello incanta e commuove sulle note del tema portante, di Jewish Town e di Remembrances, sospendendo l’atmosfera in uno stato di irreale trasporto.
Dopo una doverosa pausa l’audience è scossa dalla trionfante Olimpic fanfare and Theme, realizzata nel 1984 in occasione dei Giochi Olimpici di Los Angeles. Williams è anche noto per aver realizzato musiche celebrative di variegati eventi (il centenario della Statua della Libertà e l’insediamento del presidente Obama). Toni grandiosi e magniloquenti, che ci riportano alle imprese sportive delle Olimpiadi di Rio appena concluse.
Malinconia e scherzo sardonico si contrappongono nei due successivi componimenti, rispettivamente Angela’s Ashes Theme da Le ceneri di Angela di Alan Parker e Devil’s Dance, da Le streghe di Eastwick di George Miller. Tanto riflessivo e melodico il primo, in accordo alle atmosfere malinconiche della pellicola tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Frank McCourt, quanto sincopato e martellante il secondo, perfetto sfondo alla contorta liaison spruzzata di fantasy e horror tra il luciferino Jack Nicholson e le vendicative Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer.
Sogno, meraviglia e senso di avventura la fanno da padrone in Theme from Jurassic Park. Note grandiose e pachidermiche come le creature preistoriche riportate alla luce nella pellicola firmata da Steven Spielberg, vivono ormai di vita propria in uno dei temi musicali di Williams più celebri e citati, recuperato anche nel recente Jurassic World di Colin Trevorrow.
L’esplorazione del sodalizio Williams/Spielberg non può fare a meno dell’energia e del trasporto di una delle più celebri marce della storia del cinema. Direttamente da I predatori dell’arca perduta la Verdi lascia deflagrare tutta la potenza della Raiders March, colonna portante delle avventure di Indiana Jones. Nel mezzo, un emozionante accenno di Marion’s Theme, melodia che accompagna la movimentata storia d’amore tra Indy e Marion Ravenwood. Rimanere seduti sulle seggiole dell’auditorium non è cosa semplice.
Tra le sequenze più evocative del cinema spielberghiano, vi è senz’altro il magico volo di un gruppo di ragazzini in sella alle proprie bici, sospinti dai poteri di un piccolo alieno sperduto che cerca di ritrovare la strada di casa. Non può mancare quindi, in chiusura di programma, una commovente riproposizione di E.T. Adventures on Earth, suite conclusiva di E.T. L’extraterrestre; quando il potere della solo musica è in grado di far riaffiorare le stesse emozioni vissute al cinema, con la stessa purezza con cui è tratteggiata la storia d’amicizia tra Elliott ed E.T.
In replica domenica 28 agosto, un’occasione da non perdere.