Steven
Spielberg
18 dicembre 1946, Cincinnati (Ohio, USA)
Premi Principali
Orso d'oro alla carriera al Festival di Berlino
2023
Golden Globe alla miglior regia
2023
Oscar alla miglior regia
1999
Golden Globe alla miglior regia
1999
Oscar alla miglior regia
1994
Golden Globe alla miglior regia
1994
Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia
1993
Regista, sceneggiatore e produttore statunitense. La sua famiglia, di origine ebraica, vive per un po’ nel New Jersey e in seguito si trasferisce a Scottsdale, in Arizona, dove Spielberg cresce. Cineasta autodidatta e regista di maggior successo commerciale nella storia del cinema (è stato il primo a superare il traguardo dei 10 miliardi di dollari al botteghino), inizia a girare piccoli corti in 8mm e realizza Amblin in 35mm, cortometraggio che darà il nome alla sua casa di produzione. Messo sotto contratto dalla Universal, esordisce con Duel (1971), storia di un adrenalinico duello automobilistico senza esclusione di colpi, girato in soli tredici giorni. Nel 1974 lancia Goldie Hawn in Sugarland Express, premiato per la sceneggiatura al Festival di Cannes ma non particolarmente amato dal pubblico, e l’anno dopo, con Lo squalo (Jaws, 1975), realizza un magistrale e incalzante film di tensione che incassa 470 milioni di dollari, buca l’immaginario collettivo e di fatto crea, cavalcando il clima culturale del tempo, il concetto moderno di blockbuster. Spielberg, che insieme a George Lucas, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Brian De Palma rientra nel gruppo dei cosiddetti movie brats del cinema americano a cavallo tra gli anni Sessanta e Ottanta, si dimostra capace per tutta la sua carriera successiva di indovinare formule di grande impatto sul pubblico e di costruire una propria personale, amatissima poetica, sempre in bilico tra fiabesco e umano, tra eroismo e stupore. Nel 1977 dirige Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind), con Richard Dreyfuss e François Truffaut, film summa del suo cinema che riscrive i canoni della fantascienza rendendo gli alieni umani come mai prima d’ora e ottiene due Oscar (fotografia ed effetti sonori), oltre alla prima nomination all’Oscar della carriera di Spielberg. Dopo il fiasco di 1941: Allarme a Hollywood (1941, 1979) si conferma impareggiabile macchina da soldi con I predatori dell’arca perduta (Raiders of the Lost Ark, 1981), primo film della saga dell’archeologo Indiana Jones (tre i sequel), partorita da un’idea nata insieme al papà di Guerre stellari George Lucas, suo grande amico. Nel 1982, con E.T – L’extraterrestre (E.T. the Extra-Terrestrial), polverizza i record d’incasso della storia del cinema con la storia di un dolcissimo alieno che entra nel cuore degli spettatori. Dopo la parentesi d’impegno de Il colore viola (The color purple, 1985), con 11 nomination e nessun Oscar vinto (un record), torna in vetta agli incassi mondiali con Jurassic Park (1993), adattamento del romanzo di Crichton, e nello stesso anno Schindler’s List, film sull’Olocausto molto personale e sentito, gli regala finalmente il sospirato Oscar come miglior regista, laureandosi anche miglior film. Nel 1998 ottiene la seconda statuetta col dramma bellico sullo sbarco in Normandia Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan), con protagonista Tom Hanks, insieme al quale produce anche la serie sulla Seconda guerra mondiale Band of Brothers (2001). Tra i suoi film degli anni 2000 spiccano A.I. – Intelligenza artificiale (Artificial Intelligence: AI, 2001), ereditato da Stanley Kubrick (per lui Spielberg ultima anche il montaggio di Eyes Wide Shut, opera dell’amico uscita postuma nel 1999), Prova a prendermi (Catch me if you can, 2002), delizioso inseguimento tra Leonardo DiCaprio e Tom Hanks, Minority Report (2002), e Lincoln (2012), biopic col quale Daniel Day-Lewis vince il suo terzo Oscar come miglior attore protagonista. Per Il ponte delle spie (Bridge of Spies, 2016), ancora con Hanks, Mark Rylance ottiene la statuetta come miglior attore non protagonista. Nel 2017 e nel 2018, a distanza ravvicinata e a riprova di una creatività inesauribile, dirige The Post, con Tom Hanks e Meryl Streep, e Ready Player One. Nel 2021 torna in sala con il remake di West Side Story, che ottiene sette candidature agli Oscar - tra le quali la statuetta ad Ariana DeBose come miglior attrice - e tre Golden Globes: miglior film commedia o musicale, miglior attrice a Rachel Zagler e miglior attrice non protagonista. Il 2022 è l'anno dell'autobiografico The Fabelmans, summa della poetica spielberghiana, che vince il Golden Globe come miglior film e porta al regista il premio per la miglior regia.
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