Addio mia concubina
Ba wang bie ji
1993
Paesi
Cina, Hong Kong
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
171 min.
Formato
Colore
Regista
Chen Kaige
Attori
Leslie Cheung
Zhang Fengyi
Gong Li
Lu Qi
Ying Da
Cresciuto dalla compagnia dell'Opera di Pechino e destinato da sempre a ricoprire ruoli femminili, Douzi, ribattezzato Dieyi (Leslie Cheung), è innamorato del suo eterno amico e collega Shitou, in arte Xiaolou (Zhang Fengyi): il pezzo forte dei due è la mise-en-scène dell'opera Addio mia concubina in cui Douzi interpreta l'amante di Xiaolou. Il loro rapporto difficile e contrastato dovrà attraversare i molti e complessi stadi della storia cinese, dalla dominazione giapponese al maoismo, prima di giungere a un tragico epilogo.
Tratto dal romanzo omonimo di Lilian Lee, Addio mia concubina riunisce tante storie in una: la storia di una passione viscerale per l'opera e il palcoscenico; la storia di un amore mancato e sbagliato; la storia di un Paese straziato e martoriato; la storia di un uomo dalla fragile identità; la storia di due attori che invecchiano e appassiscono, lontani dai fasti che hanno conosciuto in passato. Una confezione magniloquente, sia per apparato scenico che per durata (170 minuti), fa da contenitore a questa ricchissima materia, che viene riassunta e condensata nelle vicende personali dei due protagonisti, senza mai dimenticare la Cina sottomessa prima dall'invasore e poi da un regime oscurantista, cieco e sordo alla bellezza, nemico dei sentimenti. Interpretato egregiamente dai due protagonisti, è un coraggioso grido di dolore che osa toccare argomenti proibiti come quelli dell'omosessualità e delle nefandezze perpetrate dal governo maoista, un profondo atto d'amore verso la Cina e verso la sua ricchezza culturale, un omaggio all'opera tradizionale, un invito alla spontaneità dei sentimenti che non poteva che concludersi tragicamente, abbracciando quella tragedia che interamente lo pervade e lo permea, riflessa negli occhi innamorati e disperati di Dieyi, indimenticabile eterno femminino. Palma d'oro e Premio FIPRESCI al Festival di Cannes, due candidature agli Oscar (miglior film straniero e fotografia), Golden Globe come miglior film straniero e Bafta come miglior film in lingua non inglese, contribuì a sdoganare il cinema orientale contemporaneo presso il pubblico occidentale.
Tratto dal romanzo omonimo di Lilian Lee, Addio mia concubina riunisce tante storie in una: la storia di una passione viscerale per l'opera e il palcoscenico; la storia di un amore mancato e sbagliato; la storia di un Paese straziato e martoriato; la storia di un uomo dalla fragile identità; la storia di due attori che invecchiano e appassiscono, lontani dai fasti che hanno conosciuto in passato. Una confezione magniloquente, sia per apparato scenico che per durata (170 minuti), fa da contenitore a questa ricchissima materia, che viene riassunta e condensata nelle vicende personali dei due protagonisti, senza mai dimenticare la Cina sottomessa prima dall'invasore e poi da un regime oscurantista, cieco e sordo alla bellezza, nemico dei sentimenti. Interpretato egregiamente dai due protagonisti, è un coraggioso grido di dolore che osa toccare argomenti proibiti come quelli dell'omosessualità e delle nefandezze perpetrate dal governo maoista, un profondo atto d'amore verso la Cina e verso la sua ricchezza culturale, un omaggio all'opera tradizionale, un invito alla spontaneità dei sentimenti che non poteva che concludersi tragicamente, abbracciando quella tragedia che interamente lo pervade e lo permea, riflessa negli occhi innamorati e disperati di Dieyi, indimenticabile eterno femminino. Palma d'oro e Premio FIPRESCI al Festival di Cannes, due candidature agli Oscar (miglior film straniero e fotografia), Golden Globe come miglior film straniero e Bafta come miglior film in lingua non inglese, contribuì a sdoganare il cinema orientale contemporaneo presso il pubblico occidentale.
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