Agora
Agorà
2009
Paesi
Usa, Spagna, Francia, Italia
Generi
Storico, Fantascienza
Durata
127 min.
Formato
Colore
Regista
Alejandro Amenabar
Attori
Rachel Weisz
Max Minghella
Oscar Isaac
Ashraf Barhom
Michael Lonsdale
Quarto secolo dopo Cristo, Alessandria d'Egitto. La filosofa e astronoma Ipazia (Rachel Weisz) ha un gruppo di allievi di diversa estrazione sociale e religiosa. La sua esistenza, però, sta per essere sconvolta: la pace del luogo viene messa a repentaglio quando gli umili e gli schiavi vengono sedotti dal carisma dei Parabolani, decisi a imporre la religione cristiana. E quando questi ultimi marciano sull'agorà, gli eventi precipiteranno.
Con Agorà, il cileno Alejandro Amenábar realizza un grande pamphlet storico, capace di creare automaticamente parallelismi tra il passato e il presente, sia in campo storico-politico che religioso. L'ambizione del regista di The Others (2001) è evidente fin dai primi minuti, ma il risultato non è all'altezza, sia dal punto di vista tecnico che narrativo: 73 milioni di dollari (un budget molto alto per una produzione europea) per scenografie poco convincenti ed effetti digitali non eccelsi. Le premesse non sono poi tanto male, e nella prima parte ci sono diversi momenti riusciti: peccato, però, che con il passare dei minuti la pellicola si faccia eccessivamente prolissa e i personaggi sempre più stereotipati. Anche gli attori risultano monocordi e inadeguati, a partire dalla spaesata protagonista Rachel Weisz.
Con Agorà, il cileno Alejandro Amenábar realizza un grande pamphlet storico, capace di creare automaticamente parallelismi tra il passato e il presente, sia in campo storico-politico che religioso. L'ambizione del regista di The Others (2001) è evidente fin dai primi minuti, ma il risultato non è all'altezza, sia dal punto di vista tecnico che narrativo: 73 milioni di dollari (un budget molto alto per una produzione europea) per scenografie poco convincenti ed effetti digitali non eccelsi. Le premesse non sono poi tanto male, e nella prima parte ci sono diversi momenti riusciti: peccato, però, che con il passare dei minuti la pellicola si faccia eccessivamente prolissa e i personaggi sempre più stereotipati. Anche gli attori risultano monocordi e inadeguati, a partire dalla spaesata protagonista Rachel Weisz.
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