Cartagena, Colombia, 1879. Florentino Ariza (Unax Ugalde da giovane, Javier Bardem da adulto), telegrafista con la passione per la poesia, si innamora perdutamente della bella Fermina (Giovanna Mezzogiorno), appena arrivata in città. Il loro amore, ostacolato dal padre della ragazza, dal matrimonio di questa con il dottor Juvenal Urbino (Benjamin Bratt), dalla guerra e dal colera, dovrà aspettare decenni prima di potersi concretizzare.

Se l'intento principale era quello di distruggere l'aura inconfondibile dell'opera omonima di Gabriel García Márquez, con questo film Mike Newell si dimostra pienamente coerente. L'amore ai tempi del colera è un affronto al romanzo del premio Nobel colombiano, autore simbolo del realismo magico. Ricostruzione della Cartagena di fine Ottocento ammirabile, così come i costumi e le scenografie, ma non basta: la trama è scarnificata e spesso ridotta alla stregua di un qualunque sceneggiato sudamericano, perdendo con lo scorrere della vicenda il valore assoluto della passione che trasuda dalle pagine del libro. Javier Bardem, invecchiato dal trucco, ha qualcosa di ridicolo, caricatura sorniona di un anziano Florentino Ariza; Giovanna Mezzogiorno è pessima, penalizzata da un make up che non riesce a simulare il passare dei decenni, proponendo il viso dell'attrice praticamente immutato per tutti i 139 minuti. I natali colombiani, in comune con García Márquez, non giustificano la presenza di Shakira nella colonna sonora. Sceneggiatura di Ronald Harwood.