Beverly Hills Cop III – Un piedipiatti a Beverly Hills III
Beverly Hills Cop III
1994
Paese
Usa
Generi
Commedia, Azione, Poliziesco
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
John Landis
Attori
Eddie Murphy
Judge Reinhold
Hector Elizondo
Gilbert R. Hill
Timothy Carhart
Stephen McHattie
Theresa Randle
Bronson Pinchot
Alan Young
George Lucas
Joe Dante
Ray Harryhausen
Barbet Schroeder
John Singleton
Il detective ribelle Axel Foley (Eddie Murphy) deve tornare a Los Angeles: questa volta è stato ucciso il suo capo, e pare che le indagini sui malfattori portino dritte al luna park “Wonder World”. Il colpevole è Ellis Dewald (Timothy Carhart), responsabile della security del parco; Axel è più che deciso a farsi giustizia, affiancato dal vecchio collega Bill Rosewood (Judge Reinhold) e dal nuovo sodale Jon Flint (Hector Elizondo).
Mentre nel 1994 escono Pulp Fiction di Quentin Tarantino, Ed Wood di Tim Burton e Léon di Luc Besson, John Landis gira il terzo capitolo di una saga poliziesca con cui non ha mai avuto niente a che fare. Probabilmente il paragone è ingeneroso, ma fotografa bene gli abissi raggiunti dal regista americano negli anni '90. Non si capisce bene chi dovrebbe “riabilitare” chi: è il regista d'eccezione a dover riesumare le ormai bollite peripezie dell'agente Foley o è la nomea dei precedenti Beverly Hills Cop a dover dare una mano a un autore in grossa difficoltà? Comunque sia, per entrambi è un fallimento: questa avventura del piedipiatti “con le palle” è un action sui generis tutto sparatorie e inseguimenti, in palese e grave ritardo sull'immaginario in evoluzione dell'epoca. Anonima le regia di Landis, che si limita a curare meccanicamente il comparto musicale da un lato e le solite comparsate a sorpresa (stavolta tocca a George Lucas, Joe Dante, Ray Harryhausen, Barbet Schroeder e John Singleton) dall'altro. Il risultato è talmente scontato che a finire nel tritacarne è pure l'istrione Eddie Murphy, in una delle sue interpretazioni più prive di personalità. Col senno di poi è anche facile intravedere un certo spirito reazionario legittimato e condiviso da tutti: non esiste alcuna consegna dei colpevoli alla polizia; se i cattivi hanno ucciso, i buoni hanno tutto il diritto di compiere stragi e omicidi. Col sorriso sulle labbra.
Mentre nel 1994 escono Pulp Fiction di Quentin Tarantino, Ed Wood di Tim Burton e Léon di Luc Besson, John Landis gira il terzo capitolo di una saga poliziesca con cui non ha mai avuto niente a che fare. Probabilmente il paragone è ingeneroso, ma fotografa bene gli abissi raggiunti dal regista americano negli anni '90. Non si capisce bene chi dovrebbe “riabilitare” chi: è il regista d'eccezione a dover riesumare le ormai bollite peripezie dell'agente Foley o è la nomea dei precedenti Beverly Hills Cop a dover dare una mano a un autore in grossa difficoltà? Comunque sia, per entrambi è un fallimento: questa avventura del piedipiatti “con le palle” è un action sui generis tutto sparatorie e inseguimenti, in palese e grave ritardo sull'immaginario in evoluzione dell'epoca. Anonima le regia di Landis, che si limita a curare meccanicamente il comparto musicale da un lato e le solite comparsate a sorpresa (stavolta tocca a George Lucas, Joe Dante, Ray Harryhausen, Barbet Schroeder e John Singleton) dall'altro. Il risultato è talmente scontato che a finire nel tritacarne è pure l'istrione Eddie Murphy, in una delle sue interpretazioni più prive di personalità. Col senno di poi è anche facile intravedere un certo spirito reazionario legittimato e condiviso da tutti: non esiste alcuna consegna dei colpevoli alla polizia; se i cattivi hanno ucciso, i buoni hanno tutto il diritto di compiere stragi e omicidi. Col sorriso sulle labbra.
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