Dopo anni di infime produzioni televisive, il regista Renè Ferretti (Francesco Pannofino) decide di dedicarsi al cinema d'autore. La sua grande occasione arriva quando il produttore e amico Sergio (Alberto Di Stasio) gli propone un adattamento del celebre libro d'inchiesta La Casta. Ferretti convoca i suoi fidi assistenti, Arianna (Caterina Guzzanti) e Alessandro (Alessandro Tiberi), ma le difficoltà sul set aumentano di giorno in giorno, tanto che il progetto subisce costanti ridimensionamenti, fino alla tragicomica deriva finale. Reduce da tre stagioni di successo che ne hanno certificato lo status di opera cult, la serie televisiva Boris diventa un film. Una commedia nerissima, esilarante e caustica, quadro di un'epoca e di un'umanità assuefatte al brutto e al pressapochismo (il fare le cose “a cazzo di cane” è un mantra oltre che un modus operandi consolidato) in cui senso critico, dignità (personale e professionale) e competenza sono visti come vizi e non virtù. Brillante l'idea di usare l'arma del grottesco per descrivere personaggi fagocitati in un sistema culturale e sociale che valorizza la superficialità, la furbizia cialtrona e la grettezza d'animo. Pur ricalcando pedissequamente il prodotto televisivo di origine, Boris – Il film presenta una storia accattivante, focalizzandosi su un protagonista perdente che tenta con tutte le sue forze di riscattare la propria atavica mediocrità ma fallisce miseramente, sopraffatto da un ambiente avvezzo all'inettitudine e nemmeno lontanamente interessato a una possibilità di riscossa. Uno spiraglio di luce nel mare di volgarità (gratuita) della commedia popolare italiana del nuovo millennio. Imperdibile per gli aficionados della serie. Assai gustosi anche i numerosi camei di noti personaggi del mondo dello spettacolo, benchè il migliore sia quello di Nicola Piovani che si gioca a poker l'Oscar vinto per La vita è bella (1997). La canzone che accompagna i titoli di coda è scritta e eseguita da Elio e le storie tese.