Continuamente osteggiati dal prepotente Ryker (Emile Meyer), i coloni di una vallata americana provano a opporre resistenza ai soprusi. Un giorno entra in gioco Shane (Alan Ladd), un cavaliere misterioso che si rivela essere un ottimo pistolero e che aiuterà i coloni a sistemare la situazione. Tratto dall'omonimo romanzo di Jack Schaefer, Il cavaliere della valle solitaria è uno dei titoli più importanti firmati dal prolifico George Stevens, un western di grande spessore che, seppur prenda le mosse da un soggetto piuttosto classico e canonico, riesce a convincere dal primo all'ultimo minuto. Accompagnata da un'atmosfera malinconica e crepuscolare, la pellicola ha dalla sua una forza lirica e poetica non indifferente, valorizzato da una confezione impeccabile: superbe le riprese a campo lunghissimo in cui si stagliano le sagome dei personaggi, così come la fotografia curata da Loyal Griggs che si aggiudicò un meritatissimo premio Oscar. Memorabile il finale in cui Ladd – perfetto nei panni di uno straniero giunto per sovvertire le regole locali – si allontana senza rivelarci se sia o meno ferito (dilemma che sarà al centro di uno spassoso dialogo ne Il negoziatore del 1998). Da vedere e rivedere.