Guerra di Corea. Il sergente Zack (Gene Evans), unico sopravvissuto della sua unità e disperso in territorio nemico, incontra un ragazzino (William Chun) e il medico di colore Thompson (James Edwards). I tre si aggregano alla squadriglia del tenente Driscoll (Steve Brodie) e si rifugiano con loro in un tempio buddista, resistendo agli attacchi nordcoreani che decimano il gruppo. Il terzo film di Samuel Fuller rappresenta il suo primo approccio al cinema bellico, genere di cui si affermerà come uno dei principali esponenti. È inoltre il primo film di Hollywood che racconta il conflitto coreano (1950-53), episodio che non ha mai avuto molta attenzione sul grande schermo: Fuller, in compenso, vi dedicherà anche I figli della gloria (1951), che con questa pellicola forma una sorta di dittico. Pur non mancando di una visione complessivamente patriottica e americanofila, Corea in fiamme è un saggio sugli orrori della guerra, che sorprende per la sua poetica anticonsolatoria e un linguaggio filmico innovativo, a tratti visionario. Il regista mostra tutta la brutalità della vita al fronte nel dramma dello sparuto e multietnico gruppo di protagonisti (alleggerendo il carico con qualche tocco di ironia) e condensa la natura ambigua della lotta per la sopravvivenza nel cinico personaggio del sergente Zack. Nella versione originale, quest'ultimo soprannomina il piccolo orfano “Short Round”: proprio in omaggio a questo film, lo stesso nomignolo sarà dato al ragazzino co-protagonista di Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) di Steven Spielberg, interpretato da Jonathan Ke Quan.