Ancora ragazzino, Tolly Devlin (David Kent) assiste all'omicidio del padre. Anni dopo, divenuto adulto (Cliff Robertson), riesce a trovare i responsabili, temuti gangster di una potente organizzazione criminale che il procuratore Driscoll (Larry Gates) cerca di sgominare. La vendetta di Devlin sarà spietata. Atmosfera cupa, nichilismo senza speranza, analisi chirurgica del sottobosco criminale: Fuller ridà vita al genere noir con questa storia di vendetta, un piccolo gioiello che resta inspiegabilmente semisconosciuto. Stilisticamente, il film sembra uscito degli anni Quaranta, ma è al contempo perfettamente calato nell'epoca in cui fu girato, poiché rappresenta bene la malavita organizzata come un sindacato del crimine, sul quale la giustizia americana stava per la prima volta facendo luce proprio in quegli anni. Tesissimo, vigoroso, con un gran finale che rompe gli schemi, è calato in un'ambientazione fosca e livida, supportata dal bel bianco e nero di Hal Mohr e dall'efficace sceneggiatura (firmata dallo stesso Fuller, come in tutti i suoi film) che, serrata e funzionale, coinvolge con più di un effetto disturbante. Il titolo originale, Underworld U.S.A., è ispirato da un articolo del giornalista Joseph Dineen. Bravo Cliff Robertson, ma il personaggio forse più indimenticabile è il giovane e glaciale killer Gus Cottahee, interpretato da Richard Rust. Musiche di Harry Sukman.