Il pacioso scapolo Harold Thompson (George Wendt) ama scarnificare cadaveri con l'acido nel seminterrato. L'obiettivo è la creazione di una famiglia ideale con gli scheletri delle vittime, e l'arrivo dei nuovi vicini di casa, il medico David (John B. Scott) e la giornalista Celia (Meredith Monroe), sembra il perfetto auspicio per portare a termine la sua opera. Ma David e Celia sono meno sprovveduti di quanto possa sembrare. A distanza di un anno da Deer Woman (2005), John Landis dirige un altro episodio per la serie tv antologica Masters of Horror, creata da Mick Garris per l'emittente americana via cavo Showtime. Molto più a briglia sciolta e apparentemente più ispirato rispetto al capitolo precedente, Landis imbeve il suo racconto dell'orrore di gospel e musica soul, ricercando la vis comica e grottesca dei tempi andati. A tratti ci riesce: la messinscena di Family tocca vette di cinismo mai raggiunte dal regista americano, pur risultando inevitabilmente derivativa (Alfred Hitchcock su tutti) e scarsamente originale. Nel contesto della seconda stagione dei Masters, Family non sfigura affatto accanto ai vari Tobe Hooper (Discordia), John Carpenter (Pro-Life), Stuart Gordon (The Black Cat) e Joe Dante (The Screwfly Solution), anche grazie alla divertita sceneggiatura di Brent Hanley e all'interpretazione “ingombrante” del protagonista George Wendt. Preludio all'esplosione macabra del successivo Ladri di cadaveri – Burke & Hare (2011), primo vero ritorno alla regia cinematografica di Landis dopo Blues Brothers – Il mito continua (1998) e Delitto imperfetto (1998).