Anni Trenta. Antonio Soffiantini detto Tunin (Giancarlo Giannini) arriva a Roma per uccidere Benito Mussolini, allo scopo di vendicare la morte di un amico. Ad aiutarlo nell'operazione, la prostituta Salomè (Mariangela Melato), ma la passione fulminea per Tripolina (Lina Polito) complicherà gli eventi.

Lina Wertmüller scrive e dirige una commedia grottesco-sentimentale che delinea le contraddizioni della storia nazionale, concentrandosi sul periodo fascista. Un canto polifonico contro ogni tipo di repressione, atto a denunciare, con sguardo tragico e amaro, l'oppressione del potere totalitario. Pregno di lirismo e di minuziosa attenzione nei confronti di personaggi sovversivi e sfortunati, pronti a combattere per ideali utopici e fondamentalmente irrealizzabili, il film spicca per un uso notevole del mezzo linguistico: l'impasto dialettale, dal lombardo al napoletano, esalta quella componente straniante che scatena l'effetto comico, enfatizzando per contrasto una desolazione tanto inevitabile quanto necessaria. A tratti eccessivo nei suoi accenti caricaturali, con alcuni cedimenti di una sceneggiatura non sempre coerente: in ogni caso, un'opera sentita e moralmente ineccepibile, destinata a lasciare più di un segno. Cast in stato di grazia, con la rodata coppia di protagonisti a fare da traino; Eros Pagni è Giacinto Spatoletti. Presentato in concorso alla 26ª edizione del Festival di Cannes, dove Giancarlo Giannini vinse la Palma d'oro come miglior attore. Musiche di Nino Rota e Carlo Savina, fotografia di Giuseppe Rotunno.