L'operaio catanese Carmelo Mardocheo detto Mimì (Giancarlo Giannini) è costretto a emigrare a Torino dopo aver disobbedito alla mafia locale che gli aveva imposto chi votare alle elezioni. Esiliato e lontano dalla moglie, si innamora della bella Fiorella Meneghini (Mariangela Melato): complicazioni in agguato.
Commedia venata di grottesco in tipico stile wertmülleriano, che ironizza sui meccanismi di castrazione tipicamente meridionali e sulla presunta virilità del maschio siculo, particolarmente sbeffeggiata nel cinema italiano anni Settanta. Cadenzato da una notevole composizione fotografica (Dario Di Palma) e scenografica (Amedeo Fago), il film si rivela calzante e funzionale nel definire lo scatto caustico dell'operaio emigrante schiacciato tra poli geografici e sociali, tra il progresso del lavoro e il conservatorismo della società: due morse che alla fine stritoleranno con cattiveria il protagonista. Estremo, eccessivo e a tratti quasi gratuito, soprattutto nelle caratterizzazioni dei personaggi, ma incisivo e intelligentemente satirico nel tratteggiare l'immobilismo nazionale. Cast in ottima forma: funzionalmente sopra le righe uno scatenato Giancarlo Giannini, splendida ed esilarante Mariangela Melato. Gianfranco Barra è Amilcare Funocchiaro, Tuti Ferro interpreta il triplice ruolo di Don Calogero, Vico e Salvatore Tricarico. Presentato in concorso al Festival di Cannes, vincitore di un David di Donatello (miglior attore protagonista) e due Nastri d'argento (attore e attrice). Musiche di Piero Piccioni.