Asao (Dankan) ha più di trent'anni ed è ancora vergine. Sulla base di un film a luci rosse visto in TV, decide di acquistare un'automobile per aumentare l'interesse suscitato nei confronti delle donne, limitandosi però a un modello modesto, che d'altronde rispecchia le sue possibilità economiche. Deluso dai risultati ottenuti, l'uomo cercherà di diventare ricco in maniera sempre più ossessiva e sconclusionata, al fine di appagare i propri istinti sessuali. Archiviata la felice esperienza di Sonatine (1993), e probabilmente ansioso di sfuggire a qualsiasi etichetta o classificazione da parte di una critica che lo vorrebbe ormai confinato in un solo genere cinematografico (quello dei film sulla yakuza), Takeshi Kitano decide di (ri)avvicinarsi alle origini di attore e di autore televisivo, realizzando un pastiche votato alla commedia demenziale e scatologica. Definito dallo stesso Kitano un "suicidio artistico", il film soffre di un andamento incerto che priva del giusto ritmo battute e invenzioni, problema che si fa evidente nella seconda parte, dove la forza dirompente di alcune situazioni rimane imbrigliata nelle maglie di una scrittura poco ispirata. Un divertissement che in qualche modo anticipa le forme e la quasi totale assenza di struttura del successivo Glory to the Filmmaker! (2007), altro "suicidio artistico" ancor più esplicito.