Durante la Guerra dei cento anni, nel 1429, la valorosa Giovanna (Sandrine Bonnaire) abbandona il luogo in cui è nata e va a guidare un esercito con lo scopo di evitare la conquista del territorio francese da parte degli inglesi. Il suo coraggio in battaglia, spronato dall'ulteriore convinzione di un'investitura divina, si rivelerà formidabile e condurrà, tra le altre cose, alla liberazione di Orléans, un luogo che renderà celebre la pulzella transalpina. Rivette realizza una biografia sulla più iconica eroina di Francia, dividendola in due parti e arrogandosi la consueta libertà, che gli consente in questo caso di girare con stile impersonale e imperturbabile e senza l'obbligo di derive agiografiche e di eloquenti rimandi nazionalisti. Forte di tale autonomia, Rivette firma un ritratto onesto e ruvido, lontano dalla retorica e dalle semplificazioni, che attraverso uno stile inflessibile e intransigente, anche se di tanto in tanto abbastanza accademico, riesce a far leva sulla fissità delle immagini per raccontare una figura altrettanto statica anche nel modo in cui è passata nell'immaginario collettivo, un simbolo al quale tuttavia l'approccio innovativo e privo di condizionamenti del regista riesce a regalare un'insperata dose di rinnovamento e problematicità, degli aspetti assai di rado esplorati negli altri film su Giovanna d'Arco, ben più piani e prevedibili. Rivette si conferma un cineasta che quando vuole sa essere scomodo e scostante, apocrifo e tutt'altro che conciliato, ma il suo stile concettoso e compiaciuto anche in questo caso non manca di apparire mummificato in questo o quel momento e di lasciare addosso qualche sparuto dubbio sulla legittimità e l'autenticità di tutta l'operazione, che resta comunque notevole ed encomiabile.