Proprio quando la terra dei vichinghi sta festeggiando un momento di prosperità, un vorace mostro chiamato Grendel arriva al villaggio, uccidendo e divorando senza pietà gli abitanti. Dal mare giunge un eroe danese, Beowulf (Ray Winstone), disposto a uccidere il demone e a liberare i vichinghi chiedendo, in cambio, il trono.

Dopo l'esperimento semifallito (per la critica, ma fu un successo al botteghino) di Polar Express (2004), Robert Zemeckis ritenta con la performance capture portando nelle sale La leggenda di Beowulf: si intuisce da subito, rispetto al passato, un lieve miglioramento nel padroneggiare la tecnica, anche se delle lacune sono ancora presenti e la credibilità delle figure, cui si dà fatica a donare una consistenza tangibile, è ben lontana dal concretizzarsi. Resta molto affascinante il contrasto tra il poema epico, da cui è tratto, e l'ultramoderna realizzazione, spunto degno di nota all'interno di un film comunque scorrevole ed efficace, oltre che colmo di sequenze di battaglie ben realizzate e decisamente oltre la soglia della sufficienza.